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UN MENSILE PER CAMBIARE
SE STESSI ED IL PIANETA
35 anni di pubblicazione, 100 pagine in carta
riciclata, oltre 24 mila copie mensili, 10 mila abbonati. Questi sono i numeri
di Terra Nuova, il mensile che dal 1977 costituisce uno strumento insostituibile
di controinformazione sulle tematiche di alimentazione e medicina naturale,
agricoltura biologica e biodinamica, maternità e infanzia, bioedilizia,
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interiore, finanza etica e più in generale ambiente ed ecologia.
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naturale e delle buone pratiche per uno stile di vita solidale e a basso
impatto ambientale, Terra Nuova si è fatta promotrice già negli anni '80 del
movimento dell'agricoltura biologica, più tardi della Rete italiana degli
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Il mensile Terra Nuova non è distribuito in
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naturale, librerie specializzate, botteghe del mondo, ambulatori di medicina
naturale e altre realtà che si occupano di consumo critico e sostenibile.
Salute e
medicina naturale
Ho riportato molti studi e ricerche taciuti dai mass
media, le verità nascoste sull'industria farmaceutica, le lobby e gli interessi
di potere, gli articoli, i consigli utili e i contributi di medici e
giornalisti per curarsi secondo natura, tratti dal sito di “TERRA NUOVA”. Spero
di fare cosa gradita.
L'INDUSTRIA DELLA MALATTIA - BIG PHARMA
15 Agosto 2013
Farmaco contro l'ipertensione: studi falsificati
15 Agosto 2013
Farmaco contro l'ipertensione: studi falsificati
Il gruppo farmaceutico Novartis è finito nel
mirino delle autorità giapponesi perchè sospettato di aver manipolato alcuni
test clinici sul suo farmaco Valsartan, conosciuto anche come Diovan, contro
l’ipertensione arteriosa.
Guai in Giappone per Novartis. Il gigante farmaceutico è finito nel mirino
delle autorità giapponesi perchè sospettato di aver manipolato alcuni test
clinici sul suo farmaco Valsartan, conosciuto anche come Diovan, contro
l’ipertensione arteriosa. Secondo quanto ricostruito dal Wall Strett Journal, un ateneo
privato di Tokyo specializzato in medicina ha indicato che i risultati dei
trattamenti con il preparato di Novartis potrebbero essere stati falsificati
per poter sostenere che il medicinale è efficace non solo contro
l’ipertensione, ma anche per ridurre problemi circolatori cerebrali e cardiaci.
Una conclusione a cui erano arrivati anche gli studiosi di un’altra università
del Giappone, quella di Kyoto. Sebbene Novartis abbia respinto le accuse, il
tarlo del sospetto si è insinuato e alcuni ospedali del Paese hanno dichiarato,
secondo il quotidiano americano, che non prescriveranno più il farmaco finchè
la controversia non sarà chiarita. Intanto altre tre università del Giappone
hanno avviato le indagini su Novartis e anche il ministero della Salute avrebbe
lanciato la sua inchiesta. Novartis aveva lanciato Diovan o Valsartan in
Giappone nel 2000 e il farmaco è omologato in oltre 100 Paesi. Tuttavia, la
notizia non desta preoccupazioni agli investitori, almeno per il momento.
L’azione infatti segna questa mattina un lieve calo sulla Borsa svizzera, dello
0,15% scambiando a 67,80 franchi.
di Alexis Myriel
L’industria della malattia
In Cina la popolazione si sta ammalando sempre più e proprio lì piombano
come falchi le multinazionali del farmaco, pronte a dividersi un mercato
immane.
Vi proponiamo
l’intervento di Alberto Forchielli, presidente dell’Osservatorio Asia, diffuso
dall’agenzia Radiocor.
“Non è soltanto
la forza dei numeri a condurre le industrie farmaceutiche verso la Cina. Il
paese più popoloso al mondo ha altri connotati che lo rendono appetibile: la
crescita economica, la crescente urbanizzazione, la vetustà della popolazione,
le malattie legate all'industrializzazione. La sintesi economica è semplice
nella freddezza dei numeri: il settore cresce più del Pil e dunque ne
rappresenta una frazione in ascesa. In 5 anni le spese per la salute sono più
che raddoppiate e sono passate dal 5 al 7% del Pil. Marcano il passaggio da una
società contadina a una più matura, dove le malattie sono diagnosticate e le
cure più accurate. La politica del figlio unico ha ingrigito i cittadini
cinesi, che hanno bisogno di assistenza e di medicinali. Le malattie tipiche
dei paesi ad alto reddito - come il diabete e il colesterolo - sono ormai ai
livelli di guardia; contemporaneamente l'industrializzazione, che ha compreso
la violazione dell'ambiente, ha condotto a più casi di cancro e di malattie
nervose. Questo panorama ha un valore economico importante, che si presta a due
valutazioni contrastanti. Da una parte ci sono i valori assoluti che ormai
proiettano la Cina al secondo posto al mondo nel 2020, dopo gli Stati Uniti,
per spese per la salute. Dall'altra, i consumi pro-capite permangono a livelli
ancora bassi, un retaggio di un passato dove la medicina tradizionale e la
struttura contadina della società imponevano rimedi non industrializzati.
Entrambe queste valutazioni stimolano l'interesse delle aziende, sia
multinazionali che cinesi. Tutte le più grandi ed affermate imprese del settore
hanno infatti impianti di produzione e di ricerca in Cina. La concorrenza per
attirare i consumi è forte e le multinazionali vantano ancora una posizione
inattaccabile, basata sulla qualità e sulla reputazione che hanno costruito tra
i consumatori. Il governo sta tentando di mettere ordine nella normativa e di
avviare un miglioramento settoriale, considerandolo strumentale ad un progetto
più ambizioso: la costruzione di un sistema sanitario gratuito alla base, efficiente,
ridotto nei costi. È questa una delle sfide più rischiose per la nuova
dirigenza. L'industria cinese mostra infatti una serie di ritardi e di
incongruenze. La prima è una costante dell'economia cinese: l'eccessiva
frammentazione dei comparti. Operano nel paese quasi 4.000 produttori. Non
hanno le capacità e le risorse finanziare per sostenere i necessari costi di
R&D che preludono al lancio dei prodotti sul mercato. Sono anche eccessivi
i margini di rischio nell'immaginare nuovi prodotti che possano perforare il
muro dei brevetti dei giganti stranieri. Spesso dunque le aziende cinesi si
ritagliano alcune nicchie di sopravvivenza, oppure cercano le facili
scorciatoie della violazione della proprietà intellettuale. La scarsa
protezione offerta nel paese non soltanto è lamentata dalle aziende straniere,
ma impedisce anche la nascita di quelle nazionali che possano essere ripagate
dei loro investimenti senza dover fallire per la ridotta tutela delle loro
scoperte. La scarsa trasparenza si riflette anche nei canali distributivi,
spesso lasciati a lobby, corruzione, ripetitività. Basti pensare che il 75%
delle medicine viene prescritto durante i ricoveri ospedalieri. Un settore
strategico presenta dunque esiti promettenti e nodi inestricabili. Scioglierli
sarà una delle priorità del Primo Ministro Li Keqiang, una delle tante. La
novità rispetto al paese, non è tanto la gravità del problema, ma la sua
urgenza, perchè la crescita incontrollata del paese rende il tempo a
disposizione una risorsa non più inesauribile”.
di Alexis Myriel
Intanto la multinazionale farmaceutica Merck ha già iniziato a ritirare dal mercato il Tredaptive; l'operazione dovrebbe terminare entro marzo.
03 Giugno 2013
Secretati i dati sulle sperimentazioni cliniche
A proposito di trasparenza e di Big Pharma...le aziende farmaceutiche si
rivolgono al tribunale della UE e ottengono che venga intimato all'European
Medicines Agency di non permettere più l'accesso ai dati sulle sperimentazioni
cliniche.
I ricercatori
europei non possono più accedere ai dati sulle sperimentazioni cliniche di cui
è in possesso l’European Medicines Agency (EMA) e nelle lettera inviate l’EMA
spiega che “a causa dei procedimenti giudiziari in corso presso il Tribunale
dell’Unione europea, all’Agenzia è stato intimato di sospendere l’attuazione di
alcune decisioni che autorizzavano l’accesso ai documenti autorizzato dalle
farmaceutiche produttrici dei medicinali stessi”. I procedimenti giudiziari
sono stati portati avanti da due aziende farmaceutiche, l’InterMune e l’AbbVie,
che hanno contestato la decisione dell’Agenzia di concedere l’accesso ai report
di studi clinici di sperimentazione sui farmaci di queste aziende. Quindi il
capo della Corte Europea ha emesso ingiunzioni che impediscono all’EMA di
rilasciare queste informazioni. L’EMA sostiene di essere stata costretta a non
rilasciare report di studi clinici anche riguardanti sperimentazioni cliniche
su altri farmaci, dato che questo avrebbe potuto esporre l’Agenzia al rischio
di ulteriore azioni legali da parte di altre aziende farmaceutiche. Peter Doshi
della Johns Hopkins University, che ha ricevuto la lettera, dichiara: “Nel
novembre del 2010 la politica dell’Agenzia in materia di accesso ai dati ha
rivoluzionato la possibilità dei ricercatori indipendenti di esaminare
criticamente tutti i dati. Quasi 2 milioni di pagine di report di studi clinici
e altri documenti sono stati rilasciati dall’EMA, e solo due aziende, l’AbbVie
e l’InterMune, hanno portato la questione in tribunale, coinvolgendo l’EMA nel
contenzioso. Se la AbbVie e InterMune vincono le loro cause, vi è la reale
possibilità che la rivoluzione messa in atto dall’ EMA sulla trasparenza di
dati verrà bruscamente interrotta, portando al ripristino del vecchio status
quo, ovvero la segretezza dei dati. GSK, Roche, Pfizer, Merck, AstraZeneca,
Johnson & Johnson, Eli Lilly e altre aziende farmaceutiche non possono
restare in silenzio a guardare in disparte. Devono dichiarare adesso la loro
posizione: sono d’accordo con le autorità regolatorie europee che ‘i dati
clinici non possono essere considerati informazioni commerciali riservate’,
oppure no?” Inoltre, Doshi ha aggiunto: “Io non sono a conoscenza di nessuna
evidenza che dimostri danni alla salute pubblica dovuti alla condivisione dei
dati degli studi clinici.”
di Alexis Myriel
30 Maggio 2013
Antidolorifici fans aumentano il rischio di infarto e ictus
L'uso prolungato di certi antidolorifici della famiglia dei fans è
associato all'aumento di un terzo del rischio di infarto, ictus e morte per
eventi cardiovascolari. I risultati di un gruppo di studio internazionale.
Un gruppo di
ricerca internazionale che vede coinvolto anche l'Istituto di farmacologia
della facoltà di Medicina e Chirurgia 'Agostino Gemelli' dell'università
Cattolica di Roma ha scoperto che l'uso prolungato di certi antidolorifici
della famiglia dei fans (farmaci antinfiammatori non steroidei) è associato a
un aumento di circa un terzo del rischio di infarto, ictus e morte per eventi
cardiovascolari. Alcuni dei principi attivi legati a tale rischio sono il
diclofenac e l'ibuprofene, mentre il naprossene non aumenta tale rischio,
probabilmente perchè ha effetti protettivi che contrastano la potenziale
cardiotossicità. La meta-analisi è stata condotta dai ricercatori del gruppo "Mrc clinical trial
service unit & Epidemiological studies unit" costituito con base alla
University of Oxford diretti dal professor Colin Baigent, in collaborazione con
il professor Carlo Patrono, ordinario di Farmacologia all'università Cattolica
di Roma e finanziata dal Medical research council e dalla British heart
foundation. La ricerca è stata pubblicata sul "The Lancet" e suggerisce che la scelta di una terapia di lunga
durata con fans debba essere fatta in modo ragionato, scegliendo
l'antidolorifico giusto, soprattutto se il paziente è già a rischio
cardiovascolare, e informando adeguatamente il paziente circa i potenziali
rischi legati a questi farmaci. I ricercatori hanno considerato i risultati di
639 trial clinici per un totale di oltre 300 mila persone coinvolte e
analizzato i dati dei singoli pazienti al fine di predire gli effetti avversi
dei fans. Per questi è emerso un rischio più elevato di complicanze vascolari,
soprattutto a livello cardiaco, e un rischio da 2 a 4 volte superiore di
emorragia gastrointestinale, che tuttavia raramente risulta fatale. Si calcola
che per ogni 1.000 soggetti trattati in questo modo si verificano tre infarti
in più di cui uno con esito fatale. In Inghilterra nel 2010 le prescrizioni di
questi farmaci sono state 17 milioni. "Sulla base di queste ricerche -
hanno detto gli autori - dovremmo raccomandare ai pazienti di assumere le dosi
efficaci più basse di questi farmaci per il più breve tempo possibile
necessario al controllo dei sintomi".
di Alexis Myriel
27 Maggio 2013
Le statine aumentano il rischio di diabete
Il ricorso alle statine è stato associato ad un rischio maggiore di
sviluppare il diabete. E' quanto emerso da una nuova ricerca promossa dal Toronto General Hospital pubblicata sul British Medical
Journal.
Il ricorso alle
statine è stato associato ad un rischio maggiore di sviluppare il diabete. E'
quanto emerso da una nuova ricerca promossa dal Toronto General
Hospital pubblicata sul British Medical Journal. Questo tipo di farmaci è molto
utilizzato per le dislipidemie e per abbassare il colesterolo. Lo studio è
stato condotto retrospettivamente su pazienti dai 66 anni in su residenti in
Ontario che avevano iniziato l'assunzione delle statine nell'agosto 1997; il
monitoraggio è stato fatto fino a marzo 2010. Il farmaco usato come referenza
in tutte le analisi è stata la pravastatina; rispetto a quella si è registrato
nello studio un aumento del rischio di diabete nei pazienti che assumevano
atorvastatina, rosuvastatina e simvastatina. Non è stato registrato invece un
aumento significativo del rischio tra chi assumeva fluvastatina e lovastatina.
Il rischio assoluto di incidenza di diabete è stato di circa 31-34 eventi su
100mila persone l'anno per atorvastatina e rosuvastatina, rispettivamente.Il
rischio assoluto è risultato leggermente minore con simvastatina rispetto alla
pravastatina. Nelle conclusioni, gli autori dello studio affermano che rispetto
alla pravastatina, il trattamento con statine a più alta potenza, specialmente
atorvastatina e simvastatina, potrebbe essere associato ad un aumento del
rischio di nuovi casi di diabete.
di Alexis Myriel
05 Maggio 2013
Ecco gli antibiotici che fanno male al cuore
Un antibiotico comunemente prescritto per bronchite e infezioni
respiratorie, l’azitromicina, può aumentare il rischio di morte per problemi cardiaci
in persone portatrici di certi fattori di rischio: lo afferma uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Un antibiotico comunemente prescritto per bronchite e infezioni
respiratorie, l’azitromicina, può aumentare il rischio di morte per problemi
cardiaci in persone portatrici di certi fattori di rischio: lo afferma uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Lo studio in
questione ha preso in esame oltre un milione di trattamenti antibiotici su
giovani e persone di mezza età in Danimarca ed è emerso che l’uso di
azitromicina aumenta di tre volte il rischio di morte per problemi di cuore per
un trattamento di cinque giorni; il confronto è stato fatto con chi non
assumeva antibiotici. L’azitromicina è venduta con diversi nomi commerciali
anche in Italia. Lo studio ha ravvisato un aumento simile nelle morti anche
nelle persone trattate con penicillina e questo, secondo gli autori, può voler
dire che ci sono certe persone con fattori di rischio che le predispongono a
problemi se assumono antibiotici.
- Lo studio afferma, testualmente, che il rischio di morte per cause cardiovascolari è notevolmente maggiore in chi usa in modo continuativo azitromicina rispetto a chi non assume alcun antibiotico. Non c'è invece differenza di mortalità per problemi vascolari tra chi usa azitromicina e chi usa penicillina. Questo vale, come specificato, per i pazienti portatori di rischio, mentre non si hanno dati certi sulla popolazione generale di giovani e adulti sani.
Anche un altro
antibiotico, l’eritromicina, è risultata associata ad un aumento del rischio di
morte per frequenza cardiaca anomala. Nessuno sa il meccanismo con cui
l’azitromicina causa problemi cardiaci, “ma si pensa che modifichi l’attività
elettrica del cuore” ha spiegato il dottor Tara Narula, direttore associato
dell’Unità di cure cardiache del Lenox Hill Hospital di New York. Nel 2011
negli Stati Uniti l’azitromicina è stata prescitta a circa 40 milioni di
persone, ha spiegato la FDA.
di Alexis Myriel
03 Maggio 2013
C'è una cura per i crimini di Big Pharma?
Questo il titolo di un editoriale del BMJ firmato da due professori di sociologia. Nove delle dieci maggiori
industrie farmaceutiche sono sotto processo civile e penale negli Usa. E in
Italia? Medici e Big Pharma ancora intoccabili.
Questo il titolo di un editoriale del BMJ firmato da due professori di sociologia. I
comportamenti criminali e immorali e la corruzione dell’industria farmaceutica
erano stati denunciati già 30 anni fa; il libro può essere scaricato gratuitamente da internet. Non sembra,
purtroppo, che le cose siano cambiate. La maggioranza dei nuovi farmaci non
offre vantaggi reali su quelli vecchi e la diffusione dell’uso è proporzionale
solo alla promozione commerciale. Data la competitività del mercato, è
abbastanza logico che l’industria ricorra a false affermazioni. Non stupisce
allora che 9 delle 10 maggiori industrie siano sotto processo civile e penale
negli USA. Le denunce e le soffiate mostrano come le campagne di marketing
siano sistematicamente pianificate per aumentare le vendite, anche se ciò
comporta attività illegali e fraudolente come la promozione off label o l’uso
inappropriato, con i conseguenti danni per i pazienti. Il problema è che i
governi non sembrano in grado di proteggere i cittadini. Il regolamento
658/2007 dell’Unione Europea permetterebbe di imporre pesanti ammende
all’industria, ma queste arrivano sempre troppo tardi e sono troppo piccole per
spaventare l’industria stessa. E anche le multe multimilionarie comminate negli
USA sembrano non avere effetto. Aumentare le multe? Sì, ma vi potrebbero essere
riflessi sulla sopravvivenza dell’industria. Ritirare i brevetti? Mettere in
galera i dirigenti? Impedire alle ditte giudicate colpevoli di svolgere nuove
ricerche? Dare più potere, e maggiori indipendenza, alle agenzie regolatorie?
Nessuno sa bene cosa fare, e nessuno ha le risorse adeguate, di fronte alla
potenza delle multinazionali. Il cui comportamento criminale, intanto, continua
pressoché indisturbato.
Fonte: Nograziepagoio.it
di Alexis Myriel
29 Aprile 2013
105 farmaci sorvegliati speciali
Sono già 105 i farmaci sorvegliati speciali: è stata l'Agenzia Europea dei Farmaci (EMA) a pubblicare la Lista. E a prevedere che da ottobre ci sia uno speciale
triangolo nero sul foglietto illustrativo per informare i consumatori.
Sono già 105 i farmaci sorvegliati speciali: è stata l'Agenzia Europea dei Farmaci (EMA) a pubblicare la Lista. E a prevedere che da ottobre ci sia uno speciali
triangolo nero sul foglietto illustrativo per informare i consumatori. Il
triangolo sarà appunto nero e con la punta rovesciata, verrà inserito sul
foglietto illustrativo e nelle informazioni per gli operatori sanitari. La
lista finora redatta dall'Ema include farmaci autorizzati nell'Unione europea
che devono essere strettamente sorvegliati dalle autorità che regolano la
materia. L'EMA vuole così incoraggiare professionisti sanitari e pazienti a
segnalare le reazioni avverse sospette, quando si tratta di un farmaco nuovo
sul mercato o c'è una limitazione nei dati disponibili sulla sua sicurezza. In
particolare, a dover riportare il triangolo saranno i medicinali con nuove
sostanze attive autorizzate in Europa dopo l'1 gennaio 2011; medicinali
biologici (come vaccini e derivati del plasma) e biosimilari per cui i dati di
esperienza post commercializzazione siano limitati; prodotti la cui
autorizzazione è subordinata a particolari condizioni (quando l'azienda deve
fornire ulteriori dati) o autorizzati in circostanze eccezionali (quando
sussiste una specifica motivazione per cui l'azienda non può fornire una serie
esaustiva di dati); medicinali soggetti a studi sulla sicurezza dopo la concessione
dell'autorizzazione all'immissione in commercio (risultati sull'uso a lungo
termine o su reazioni avverse rare riscontrate nel corso della sperimentazione
clinica). Altri medicinali potranno essere sottoposti a monitoraggio
addizionale su decisione del Comitato di valutazione dei rischi per la
farmacovigilanza (Prac) dell'Ema. Le segnalazioni che arriveranno sui
medicinali inclusi nella lista saranno valutate insieme ai dati già
disponibili. L'invito è già stato recepito dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), che sul suo sito ha aperto una sezione dedicata.
di Alexis Myriel
29 Marzo 2013
Dal 2014 Big Pharma dovrà rivelare i pagamenti ai medici.
Da marzo 2014, le industrie del farmaco dovranno rivelare tutti i pagamenti
ai medici. Purtroppo però questo avverrà negli Usa, non in Italia.
Non si
preoccupino i medici italiani, non si tratta del bel paese! Succederà solo
negli USA, il cui governo ha emesso le istruzioni operative per l’implementazione del Sunshine Act, di cui abbiamo già scritto in
varie news e newsletter. Dovevano essere pubblicate entro il 1 Ottobre 2011, ma
sono state ritardate dalle lobbies. I pagamenti da riportare sono tutti quelli
fatti a medici e ospedali universitari, con nome e cognome, che si tratti di
consulenze, parcelle per conferenze, fondi per ricerca, regali vari, pranzi e
cene, divertimenti, proventi di azioni e brevetti, investimenti o qualsiasi
altra cosa di qualsiasi valore oltre i 10 dollari (a meno che numerose
elargizioni sotto i 10 dollari non superino la cifra di 100 dollari in un
anno). I fautori della trasparenza totale sono preoccupati per alcune
modificazioni rispetto al testo iniziale, soprattutto per l’esclusione dei
pagamenti relativi all’ECM; una ditta la può finanziare senza rivelarne
l’ammontare se gli organizzatori sono accreditati e la ditta non interferisce
con la libertà degli stessi di organizzare l’ECM come vogliono (senza suggerire
chi invitare come docente o discente). Si teme che gli organizzatori di eventi
ECM tenteranno di compiacere tacitamente i finanziatori, per timore di non
essere ulteriormente finanziati.
Ma attenzione:
si comincia a parlarne in Gran Bretagna, e prima o poi si comincerà a parlarne
in Italia, speriamo! In Gran Bretagna è iniziata una consultazione su come rivelare i pagamenti, diretti e indiretti, dell’industria ai medici e alle loro associazioni.
L’industria ha già annunciato che rivelerà il totale degli emolumenti erogati,
ma la proposta attualmente discussa va oltre. Lo strumento potrebbe essere un
database pubblico di qualsiasi pagamento, con i nomi dei pagatori e dei
riceventi. Se approvato, entrerebbe in funzione nel 2016 per i pagamenti del
2015. La consultazione è stata lanciata dall’Ethical Standards in Health and
Life Sciences Group, i cui membri includono rappresentanti dell’industria e
delle varie associazioni di medici. La consultazione chiede se debbano essere
inclusi anche i pagamenti in natura e se debba interessare tutta l’industria
della salute e non solo quella dei farmaci. La maggioranza dei pagamenti,
dicono i rappresentanti dei medici, sono legittimi. Probabilmente è vero, ma se
così fosse, perché c’è resistenza a renderli pubblici?
Fonte: nograziepagoio.it
di Alexis Myriel
16 Gennaio 2013
Farmaci per il colesterolo: raccomandato il ritiro.
L’European Medicines Agency ha concluso che i rischi
sono superiori ai benefici per Tredaptive, Pelzont e Trevaclyn, medicinali a
base dello stesso principio attivo usati per il colesterolo e trigliceridi alti
e ha raccomandato che questi medicinali debbano essere sospesi.
Il
Comitato per la valutazione del Rischio in Farmacovigilanza (PRAC)
dell’European Medicines Agency ha concluso che i rischi sono superiori ai
benefici per Tredaptive, Pelzont e Trevaclyn, medicinali a base dello stesso
principio attivo usati per il trattamento di pazienti adulti con dislipidemia
(livelli ematici anormalmente elevati di grassi quali trigliceridi e
colesterolo) e ha raccomandato che questi medicinali debbano essere sospesi.
Come si legge nel documento diffuso anche dall'Aifa, l'Agenzia Italiana del
Farmaco, "l'EMA ha iniziato la rivalutazione di Tredaptive, Pelzont e
Trevaclyn nel dicembre 2012, dopo che si sono resi disponibili nuovi dati che
mettono in dubbio i loro benefici, derivanti da un ampio studio a lungo termine
che coinvolge più di 25.000 pazienti. I risultati dello studio, che sono ancora
preliminari, hanno indicato che l'associazione di questi medicinali alle
statine (medicinali usati per ridurre il colesterolo) non ha ridotto il rischio
di eventi vascolari maggiori (come infarto e ictus) rispetto al trattamento con
statine in monoterapia. Inoltre è stata osservata una maggiore frequenza di
effetti collaterali non-fatali, ma gravi, nei pazienti trattati con questi
medicinali in associazione con statine rispetto ai pazienti che assumono
statine in monoterapia". "Il PRAC ha concluso che i risultati
preliminari dello studio hanno chiaramente dimostrato che l'assunzione di Tredaptive,
Pelzont o Trevaclyn in associazione ad una statina non ha alcun beneficio
aggiuntivo significativo nel ridurre il rischio di eventi vascolari maggiori,
come infarto e ictus, nei pazienti ad alto rischio di malattia cardiovascolare
(problemi con il cuore e i vasi sanguigni).Anche se Tredaptive, Pelzont o
Trevaclyn hanno effettivamente ridotto i livelli di grassi e trigliceridi e
aumentato i livelli di HDL, colesterolo 'buono', dai dati dello studio non è
emerso che questo abbia portato a migliori esiti clinici nei pazienti, e l’
Azienda farmaceutica non è stata in grado di identificare uno specifico gruppo
di pazienti che potrebbe trarre beneficio dai medicinali. Inoltre, lo studio ha
mostrato un aumento della frequenza di effetti collaterali gravi, come sanguinamento,
debolezza muscolare, infezioni e diabete, in pazienti che assumono questi
medicinali. Pertanto, alla luce dei dati più recenti dello studio, il PRAC ha
ritenuto che il rapporto rischio-beneficio per Tredaptive, Pelzont o Trevaclyn
sia negativo, e ha raccomandato di sospendere le autorizzazioni all'immissione
in commercio di questi medicinali". Intanto la multinazionale farmaceutica Merck ha già iniziato a ritirare dal mercato il Tredaptive; l'operazione dovrebbe terminare entro marzo.
di Alexis Myriel
28 Dicembre
2012
Marketing illegale di farmaci
Ammontano ormai a miliardi di dollari le multe con cui i tribunali
sanzionano le case farmaceutiche per marketing illegale di farmaci. Ecco i casi
più recenti e clamorosi.
I tribunali ci
hanno preso gusto, e le riviste mediche dovrebbero ormai inaugurare la rubrica
“multe per marketing illegale”. Dopo i 322 milioni di dollari inflitti ad
aprile 2012 a Merck Sharp & Dhome da un tribunale USA per marketing
illegale del rofecoxib; dopo i 520 milioni di dollari ad Astra Zeneca per la
quetiapina; dopo il miliardo e 100 milioni a Johnson & Johnson per il
risperidone; eccovi le multe di luglio e agosto 2012. Abbott dovrà pagare 1.6
miliardi di dollari per promozione off label del valproato di sodio. Glaxo
Smith & Kline è stata multata per 3 miliardi di dollari per aver corrotto
dei medici allo scopo di “incoraggiare le prescrizioni di paroxetina, bupropion
e fluticasone/salmeterolo. Ai medici corrotti la ditta pagava viaggi alle Bermuda,
Giamaica e California, con soggiorno in alberghi a 5 stelle, partner compresi.
Agli oratori ai congressi andavano inoltre premi fino a 2500 dollari, più golf,
immersioni, pesca ed altre diversioni. La multa a Glaxo Smith & Kline ha
stabilito il nuovo primato. Il precedente apparteneva a Pfizer, multata per 2.3
miliardi di dollari nel settembre 2009 per marketing illegale di valdecoxib,
ziprasidone, linezolid e pregabalin.
Fonte: NoGraziePagoIo.it
di Alexis Myriel
18 Dicembre
2012
Se Big Pharma sponsorizza, gli studi sono distorti
Gli studi clinici finanziati dall'industria farmaceutica riportano un
quadro più favorevole degli effetti di farmaci e dispositivi medici rispetto a
quelli non sponsorizzati. Questa la conclusione (un po' come scoprire l'acqua
calda!) di una revisione riportata nel nuovo numero della Cochrane Library.
Gli studi
clinici finanziati dall'industria farmaceutica riportano un quadro più
favorevole degli effetti di farmaci e dispositivi medici rispetto a quelli non
sponsorizzati. Questa la conclusione (un po' come scoprire l'acqua calda!) di
una revisione riportata nel nuovo numero della Cochrane Library, database che
raccoglie tutte le revisioni sitematiche di Cochrane Collaboration. I
ricercatori hanno condotto una revisione sistematica di 48
studi che confrontavano farmaci e dispositivi medici con placebo o altri trattamenti su una vasta gamma di malattie e condizioni diverse, da malattie cardiovascolari a disturbi psichiatrici. E dalla ricerca è emerso che gli studi sponsorizzati dall' industria farmaceutica riportano maggiori benefici e minori effetti collaterali rispetto agli studi non sponsorizzati. "I nostri risultati suggeriscono che gli studi su farmaci e dispositivi medici finanziati dall'industria sono più spesso favorevoli ai prodotti dello sponsor - spiega Andreas Lundh, ricercatore del Nordic Cochrane Centre, Rigshospitalet a Copenhagen (Danimarca) - Questi risultati supportano gli appelli della comunitù scientifica verso una maggiore trasparenza su come vengono condotti gli studi clinici, un migliore accesso alle informazioni e ai dati grezzi". I ricercatori suggeriscono che le linee guida e le revisioni, incluse le revisioni sistematiche Cochrane, dovrebbero migliorare la trasparenza dichiarando la sponsorizzazione quando vengono riportati i risultati di studi finanziati dall'industria e considerando il finanziamento dall'industria farmaceutica un fattore che aumenta il rischio di distorsioni nello studio.
studi che confrontavano farmaci e dispositivi medici con placebo o altri trattamenti su una vasta gamma di malattie e condizioni diverse, da malattie cardiovascolari a disturbi psichiatrici. E dalla ricerca è emerso che gli studi sponsorizzati dall' industria farmaceutica riportano maggiori benefici e minori effetti collaterali rispetto agli studi non sponsorizzati. "I nostri risultati suggeriscono che gli studi su farmaci e dispositivi medici finanziati dall'industria sono più spesso favorevoli ai prodotti dello sponsor - spiega Andreas Lundh, ricercatore del Nordic Cochrane Centre, Rigshospitalet a Copenhagen (Danimarca) - Questi risultati supportano gli appelli della comunitù scientifica verso una maggiore trasparenza su come vengono condotti gli studi clinici, un migliore accesso alle informazioni e ai dati grezzi". I ricercatori suggeriscono che le linee guida e le revisioni, incluse le revisioni sistematiche Cochrane, dovrebbero migliorare la trasparenza dichiarando la sponsorizzazione quando vengono riportati i risultati di studi finanziati dall'industria e considerando il finanziamento dall'industria farmaceutica un fattore che aumenta il rischio di distorsioni nello studio.
di Alexis Myriel
29 Ottobre 2012
La Roche sotto accusa: avvertenze insufficienti.
Il gigante farmaceutico sotto accusa per non aver fornito sufficienti
indicazioni sugli effetti collaterali di 19 farmaci.
La Roche
Registration Ltd finisce nel mirino dell’Agenzia Europea dei Medicinali che ha
avviato una procedura di infrazione su richiesta della Commissione Europea:
l’azienda è sotto accusa per non aver fornito le informazioni sugli effetti
collaterali di 19 farmaci, tra cui i famosi Avastin e Tamiflu. La procedura di
infrazione si avvia in seguito ad un’ispezione di farmacovigilanzaeffettuata
nel 2012 dall’autorità competente per i medicinali inglese (MHRA) che ha
individuato gravi mancanze nelle procedure di farmacovigilanzadella Roche.
L’azienda rischia le sanzioni previste per la violazione degli obblighi
connessi alle autorizzazioni alle immissioni in commercio rilasciate a norma
del Regolamento CE 726/2004. L’EMA valuterà anche l’impatto più generale in
termini di salute pubblica.
Fonte: helpconsumatori.it
di Gabriele Bindi
18 Ottobre 2012
Regali in cambio di prescrizioni: 67 medici indagati
Prescrivevano farmaci ormonali, anche ai bambini, con dosaggi al di sopra
delle indicazioni terapeutiche pur di ricevere denaro e regali dall'azienda
farmaceutica Sandoz, dalla quale erano corrotti. E' l'ipotesi accusatoria che
ha messo nei guai 67 medici di ospedali pubblici e privati di Roma e tutta
Italia.
Prescrivevano farmaci ormonali, anche ai bambini, con dosaggi al di sopra
delle indicazioni terapeutiche pur di ricevere denaro e regali dall'azienda
farmaceutica Sandoz, dalla quale erano corrotti. E' l'ipotesi accusatoria che
ha messo nei guai 67 medici di ospedali pubblici e privati di Roma e tutta
Italia, indagati nell'operazione dei Nas che ha fatto emergere un sistema di
corruzione che ha coinvolto anche dodici dirigenti e informatori farmaceutici
della Sandoz, che si occupa della produzione di farmaci ormonali e per la
crescita. Tra i sanitari indagati, ci sono anche diversi pediatri ed
endocrinologi che in molti casi, dietro la sollecitazione degli informatori
scientifici che sono accusati di averli corrotti, aumentavano le prescrizioni
delle medicine, con l'inserimento in terapia di nuovi pazienti. Per
incrementare le vendite di alcune medicine, secondo le accuse, gli informatori
scientifici promettevano somme di denaro, viaggi all'estero e diversi oggetti
come iPad. Il tutto veniva giustificato con false fatture che attestavano
l'elargizione di denaro per attività di consulenza o di studio, contributi a
congressi o seminari e viaggi per partecipazioni a meeting internazionali. In
tutto i medici avrebbero ricevuto circa 500 mila euro tra regali e denaro. Ad
essere indagato è anche il titolare di una agenzia di viaggi. In totale sono
ottanta indagati, le accuse a vario titolo sono di associazione a delinquere,
corruzione, istigazione alla corruzione, truffa ai danni del servizio sanitario
nazionale, falso. In alcune circostanze i medici non esitavano ad aumentare le
somme pretese al punto che, hanno ricostruito gli inquirenti, alti dirigenti
della Sandoz avrebbero incontrato personalmente i medici. Le 77 perquisizioni
eseguite dai carabinieri del Nas di comandi provinciali in tutta Italia hanno
voluto verificare se le prescrizioni dei farmaci siano state appropriate per le
patologie dei pazienti curati, proprio perchè è emerso che ad alcuni piccoli
pazienti venivano prescritti dosaggi al di sopra delle indicazioni
terapeutiche.Sandoz ha spiegato di avere appreso "dalla stampa delle
attività investigative avviate questa mattina dalle autorità inquirenti nei
confronti di alcuni operatori sanitari. L'azienda non può escludere che tali
attività siano riconducibili all'indagine avviata nel giugno 2011 dalla procura
di Busto Arsizio". E' quanto si legge in una nota dell'azienda
farmaceutica Sandoz, a proposito dell'indagine delle procure di Rimini e Busto
Arsizio. "Sandoz - continua la nota - ha sempre collaborato
pienamente con le autorità inquirenti nell'ambito dell'indagine di Busto
Arsizio e ha adottato le più severe misure disciplinari nei confronti dei
dipendenti coinvolti. L'azienda ha inoltre avviato nuovi e ancora più
stringenti controlli interni. L'indagine di Busto Arsizio è ancora pendente;
pertanto Sandoz non rilascia commenti sui procedimenti ancora in corso".
di Alexis Myriel
15 Ottobre 2012
Farmaci efficaci o solo costosi? Il caso Avastin-Lucentis.
L'Aifa ha vietato l'utilizzo del farmaco Avastin (approvato per il trattamento del cancro) per la maculopatia senile e ha
imposto il Lucentis, che costa 60 volte di più: è la denuncia della Società
Oftalmologica e dell'Ordine dei Medici di Roma. Il National Institutes of Health ha detto però che sono equivalenti.
Per la cura
della maculopatia senile, una malattia degenerativa che porta alla cecità e che
colpisce in Italia circa un milione di persone, finora gli oculisti nella
maggioranza dei casi hanno utilizzato un farmaco non specifico, l'Avastin
(approvato per il trattamento del cancro al colon e altri tipi di tumore, il
cui utilizzo per la maculopatia è quindi off-label), circa 20 euro di costo per
una puntura al mese. Ora l'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco, ha introdotto
restrizioni all'uso dell'Avastin, non più erogabile per il trattamento della
maculopatia senile, in favore di un farmaco, Lucentis, considerato adatto ma
che costa 60 volte di più. La denuncia arriva dalla Società Oftalmologica e
dalla Commissione patologie oculari dell'ordine dei medici di Roma.
I National
Institutes of Health asseriscono che i due farmaci sono equivalenti, ma
spiegano anche che con Avastin gli eventi avversi gravi arrivano al 40% dei
casi, mentre con Lucentis al 32%.
"Solo per
il 2013 - spiega il presidente della Società Oftalmologica italiana(Soi),
Matteo Piovella - la spesa aggiuntiva prevista è di 600 milioni di euro,
l'equivalente dei tagli alla sanità decisi dal Consiglio dei ministri per la
legge di stabilità". La Soi ha più volte ribadito l'equivalenza
scientifica dei due farmaci, "ci sono studi internazionali - aggiunge
Piovella - che acclarano l'efficacia e l'assenza di rischi specifici nell'uso
intravitreale dell'Avastin, se adeguatamente frazionato e somministrato".
"Abbiamo calcolato che nella sola regione Lazio - spiega il coordinatore
della commissione patologie oculari di Roma, Romolo Appolloni - sono stati
eseguiti più di 20 mila trattamenti con Avastin, senza eventi avversi gravi,
per una spesa calcolata di circa 400 mila euro. Gli stessi trattamenti se
eseguiti con Lucentis avrebbero comportato una spesa di circa 24 milioni di
euro". La società Oftalmologica chiede dunque al ministero della Salute
"di intervenire con decreto d'urgenza per garantire l'accesso ad una
terapia utilizzata normalmente e senza conseguenze da milioni di pazienti in
tutto il mondo compresi gli Stati Uniti". Altrimenti gli oculisti italiani
sono pronti alla disobbedienza etica per continuare la somministrazione
dell'Avastin in pazienti affetti da maculopatia.
di Alexis Myriel
12 Ottobre 2012
Firme per i farmaci generici obbligatori
Viaggia a gonfie vele la petizione promossa dall'Ente
Nazionale Protezione Animali su www.change.org per i farmaci generici veterinari.
Viaggia
a gonfie vele la petizione promossa dall'Ente Nazionale Protezione Animali su www.change.org
per i farmaci generici veterinari. "Ad oggi sono state raccolte piu'
di 17.500 adesioni". Un risultato che l'Enpa giudica "molto positivo,
ma che non e' ancora sufficiente". Il "nostro obiettivo- spiega
l'Enpa- e' quello di raggiungere quota di 25mila firme e una volta tagliato
questo 'traguardo' presenteremo la petizione al ministero della Salute per
chiedere che sia resa obbligatoria la prescrizione medica del principio attivo,
piuttosto che la marca del medicinale, anche per i medicinali veterinari".
Farmaci che "abbasserebbero considerevolmente gli oneri sostenuti dalle famiglie
italiane per curare i propri animali", sottolinea la Protezione Animali.
L'attuale normativa "prevede che i veterinari non possano prescrivere ai
loro pazienti animali farmaci per uso umano nel caso in cui siano disponibili
medicinali veterinari, piu' costosi, con le stesse indicazioni
terapeutiche", prosegue l'Enpa. Secondo quanto calcolato dalla Protezione
Animali, "il passaggio dai medicinali umani ai farmaci veterinari comporta
in alcuni casi un aggravio ben superiore al 100%- aggiunge l'Enpa- si tratta
naturalmente di costi relativi alla singola confezione e non all'intera durata
della terapia che puo' anche prolungarsi nel tempo e che in alcuni casi puo'
essere prescritta per l'intera vita del paziente". La meta "e' alla
nostra portata, tuttavia servono ancora 7.500 firme- conclude la Protezione
animali- per questo chiediamo a tutti gli italiani di sottoscrivere la
petizione e di condividere il link sui loro social network, Facebook e twitter
anzitutto".
di Alexis Myriel
13 Agosto 2012
Tendenze suicide per chi usa un farmaco anticalvizie.
Fra gli uomini che usano il farmaco contro la calvizie
Finasteride, conosciuto commercialmente come Propecia, sono diffusi sintomi
depressivi e tendenze suicide.Lo afferma uno studio della George Washington
University.
Fra
gli uomini che usano il farmaco contro la calvizie Finasteride, conosciuto
commercialmente come Propecia, sono diffusi sintomi depressivi e tendenze
suicide. Questi disturbi sarebbero legati ai persistenti effetti collaterali
che colpiscono la sfera sessuale. La ricerca della George Washington University
School of Medicine and Health Sciences è stata pubblicata sulla rivista
®"ournal of Clinical Psychiatry". Gli scienziati hanno coinvolto un
gruppo di 61
uomini che avevano usato finasteride con persistenti effetti collaterali sessuali per più di tre mesi. Dal confronto con un gruppo di controllo di 29 soggetti è emerso che la maggior parte di coloro che usavano Propecia presentava qualche sintomo depressivo: l'11 per cento aveva lievi sintomi, il 28 per cento moderati e il 36 per cento sintomi gravi. Inoltre, il 44 per cento riportava di avere pensieri suicidi. Tutti i soggetti che usavano propecia non avevano mai sofferto di disfunzioni sessuali di base o di disturbi psichiatrici prima di cominciare ad assumere il farmaco.
uomini che avevano usato finasteride con persistenti effetti collaterali sessuali per più di tre mesi. Dal confronto con un gruppo di controllo di 29 soggetti è emerso che la maggior parte di coloro che usavano Propecia presentava qualche sintomo depressivo: l'11 per cento aveva lievi sintomi, il 28 per cento moderati e il 36 per cento sintomi gravi. Inoltre, il 44 per cento riportava di avere pensieri suicidi. Tutti i soggetti che usavano propecia non avevano mai sofferto di disfunzioni sessuali di base o di disturbi psichiatrici prima di cominciare ad assumere il farmaco.
di
cibbi
24 Luglio 2012
Regali ai medici da Big Pharma? In Germania è lecito.
Per la Corte di Giustizia tedesca i medici possono ricevere regali e soldi
da Big Pharma in cambio di prescrizioni senza commettere illecito. Scoppia la
protesta.
Una sentenza
della Corte di Giustizia federale tedesca (Bgh) di Karlsruhe, il corrispondente
della Corte di Cassazione italiana, ha affermato lcome sia legittimo per i
medici del Servizio Nazionale ricevere regali da aziende farmaceutiche senza
rischiare accuse di corruzione. Nello specifico, la sentenza riguarda il caso
di un medico che aveva ricevuto 10.000 euro da parte di un'azienda per svolgere
un ciclo di seminari (mai tenuti) in cambio di prescrizioni di un determinato
farmaco. Stando alle motivazione della sentenza, i medici devono essere
considerati liberi professionisti e lavoratori freelance e non pubblici
ufficiali. Casi di questo tipo, quindi, non possono ricadere sotto la legge, ma
devono essere valutati invece dal codice di condotta della Associazione medica
tedesca. La sentenza ha suscitato reazioni accese e discordanti. Per la Gkv, la
principale compagnia di assicurazione sanitaria tedesca, l'effetto di questa
sentenza ricadrà sul paziente che “non saprà più se una prescrizione è stata
fatta perché necessaria o sulla spinta di una strategia di marketing” e minerà
quindi la fiducia nei confronti dell'indipendenza dei medici rispetto a influenze
commerciali. Di parere opposto, invece, non solo le aziende farmaceutiche, ma
anche l'Associazione dei medici, che pur condannando in linea di principio
questa pratica, condivide una sentenza che “preserva l'indipendenza dei
medici”, ricordando che “le regole esistenti sono più che sufficienti a
scoraggiare questa pratica”. Grande clamore anche sul piano politico. A questo
proposito, la Spd, il partito socialdemocratico tedesco, presenterà, dopo
l'estate, un disegno di legge per modificare le regole riguardanti la
corruzione.
Fonte: NoGraziePagoIo.it
03 Aprile 2012
La Bayer e le cavie umane.
Da alcuni mesi il colosso della farmaceutica è stato
messo sotto accusa dall'azione di coraggiosi giornalisti e dalla società
civile. In India si conterebbero 138 morti in soli 4 anni.
La Bayer continua ad aumentare il numero di pericolose sperimentazioni
sui farmaci condotte nei paesi poveri.
Secondo il Ministero della Sanità Indiano, almeno 138 persone, usate come cavie
umane per i farmaci, avrebbero perso la vita in studi commissionati dalla BAYER
in India negli ultimi 4 anni. La maggior parte di questi soggetti sono
estremamente poveri e analfabeti. Ed in molti casi la dichiarazione di consenso
è firmata da terzi e pochissimi sono consci dei rischi a cui vanno incontro. E
la multinazionale di origine tedesca ha pagato ai parenti delle vittime,
indennizzi di soli 5.250 dollari.
Nella la
sua massiccia partecipazione per oltre 125 anni nei settori di salute,
agricoltura e chimica industriale, la Bayer ha accumulato una notevole storia
di crimini multinazionali, che vanno dalla fabbricazione di sostanze mediche
controverse (eroina, Ciproxin, Baycol), allo sviluppo di veleni e agenti
chimici per uso bellico (Chlorine gas, Zyklon B e VX), all'utilizzo del lavoro
forzato durante la seconda guerra mondiale, a numerosi casi di avvelenamenti,
effetti collaterali e inquinamento ambientale, collegati ai suoi prodotti
chimici e farmaceutici.
Al momento,
la BAYER, in India, secondo la Coalizione contro i pericoli derivanti dalla
Bayer, avrebbe in corso studi commissionati sul farmaco anticancro Nexavar, sul
VEGF, un farmaco per gli occhi e sul Kogenate per il trattamento dell'emofilia.
Si sarebbero invece conclusi da poco i test sul Levitra, per il trattamento
dell'impotenza, sul controverso prodotto anti trombosi, Xarelto, sul farmaco
contro il diabete, Glucobay, sulla spirale agli ormoni, Mirena e sull'agente
di contrasto per i raggi X, Gadovist. La BAYER conduce esperimenti su soggetti
umani anche in altri paesi con ampie popolazioni povere, come la Colombia, il
Pakistan, la Moldova, le Filippine e la Cina.
Fonte: Acu,
Associazione Consumatori Utenti
Per ulteriori informazioni:
di Gabriele Bindi
01 Aprile 2012
Test sugli animali: l'alternativa esiste.
Centinaia di studi scientifici dimostrano che le
sperimentazioni sugli animali non sono la strada giusta per ottenere dati
affidabili per l'uomo su farmaci, cosmetici o sostanze chimiche. Cambiare si
può: vi spieghiamo come con l'articolo "Test sugli animali: l'alternativa
esiste".
Conigli ciechi per le irritazioni provocate in laboratorio; babbuini costretti a ingurgitare litri di bevande alcoliche; cavie che muoiono per testare quale sia la dose letale di una sostanza; scimmie private del contatto materno per studiare le turbe psichiche; animali su cui si interviene chirurgicamente senza anestesia. La lista potrebbe essere lunghissima e sempre, secondo il modello attuale prevalente di ricerca, «in nome del progresso e della conoscenza ». È il grosso nodo dei test sugli animali, modello tuttora dominante ma che centinaia di studi ormai definiscono fallimentare.
Conigli ciechi per le irritazioni provocate in laboratorio; babbuini costretti a ingurgitare litri di bevande alcoliche; cavie che muoiono per testare quale sia la dose letale di una sostanza; scimmie private del contatto materno per studiare le turbe psichiche; animali su cui si interviene chirurgicamente senza anestesia. La lista potrebbe essere lunghissima e sempre, secondo il modello attuale prevalente di ricerca, «in nome del progresso e della conoscenza ». È il grosso nodo dei test sugli animali, modello tuttora dominante ma che centinaia di studi ormai definiscono fallimentare.
Se i numeri ufficiali fanno colpo (oltre
900 mila animali utilizzati ogni anno in Italia, 12 milioni in Europa e 115
milioni nel mondo), proviamo a pensare a quali dimensioni il problema può
realmente avere, visto che tali numeri risultano sottostimati, non considerando
come invertebrati le forme fetali o gli animali già soppressi. Se ne sta
occupando in questi mesi il Parlamento italiano, poiché è in corso l'iter per
il recepimento di una nuova direttiva comunitaria in materia, i cui effetti
scatteranno dal primo gennaio 2013. «Si tratta di una direttiva che è comunque
ben lungi dall'abolire il ricorso alla sperimentazione animale, benché qualche
passo avanti sia possibile» spiega Gianluca Felicetti, presidente nazionale
della Lav (Lega antivivisezione). Come esempio di questo, l'introduzione del
divieto di allevare su suolo nazionale animali destinati alle sperimentazioni. Terra
Nuova nel numero di Aprile 2012 propone l'inchiesta "Test sugli animali: l'alternativa
esiste", un focus approfonditoe documentato per evidenziare il
fallimento della sperimentazione animale, ricco di indicazioni e proposte
valide e comprovate. Non mancano le voci di coloro che quotidianamente portano
avanti la battaglia contro la vivisezione, lottano per i diritti animali,
offrono studi e ricerche in merito, portando avanti il messaggio che
l'alternative esite, c'è.
Trovate la versione completa dell'articolo
"Test sugli animali:
l'alternativa esiste" nel mensile Terra Nuova Aprile 2012 disponibile anche come eBook.
08 Gennaio 2012
Giro di vite sugli antibiotici agli animali.
"Stretta" nella somministrazione di
antibiotici agli animali da allevamento: l'ha imposta la Food and Drug
Administration agli allevatori. In Italia non si parla del problema.
Giro di vite sull'uso di
un particolare tipo di antibiotici, le cefalosporine, negli animali di
allevamento, come mucche, maiali, polli e tacchini: è quanto ha imposto la
Food and drug administration americana agli allevatori perchè il loro uso
eccessivo ha contribuito all'aumento di batteri antibiotico-resistenti, con
pericoli anche per l'uomo. Lo ha reso noto il New York Times.
Le cefalosporine sono comunemente usate infatti sia con gli uomini che con gli
animali e sono tra gli antibiotici più comuni prescritti per polmonite,
infezioni cutanee e del tratto urinario, oltre che prima di interventi
chirurgici e dai pediatri. Secondo i microbiologi, l'uso in agricoltura di
questi farmaci ha portato allo sviluppo di batteri antibiotico-resistenti, il
che può rappresentare una minaccia anche per l'uomo. Le cefalosporine in ambito
veterinario non sono usate tanto come la penicillina, dal momento che
necessitano di prescrizione medica, ma sono iniettate regolarmente nelle uova e
usate in larghe dosi per curare infezioni nel bestiame. Con questa nuova
misura l'Fda mette al bando l'uso regolare di iniezioni di cefalosporine nelle
uova di pollo, nel bestiame e nei maiali.
di
C.B.
06 Gennaio 2012
Esperimenti sui figli dei poveri: multata la Glaxo.
L'azienda farmaceutica GlaxoSmithKline è stata multata per un milione di
pesos dai giudici argentini per avere effettuato esperimenti clinici sui figli
dei poveri.
La giustizia argentina ha confermato oggi di aver
imposto una multa di un milione di pesos (circa 180.000 euro) al laboratorio
Usa GlaxoSmithKline (GSK) e a due suoi medici per gli esperimenti clinici
effettuati con neonati di famiglie povere, tra il 2007 ed il 2008, in tre città
del nord ovest del Paese, 14 dei quali sono deceduti. Lo ha reso noto il
quotidiano 'La Nacion', precisando che gli esperimenti puntavano alla
realizzazione di un vaccino per prevenire la polmonite acquisita e l'otite
acuta. Il laboratorio ed i due medici avevano opposto ricorso ad una
prima sanzione in tal senso. Il giudice Marcelo Aguinsky però l'ha confermata
ribadendo le indagini del Dipartimento nazionale su medicine, alimenti e
tecnologie mediche (Anmat) secondo il quale gli esperimenti sono stati
effettuati con numerose irregolarità. Secondo il giornale, la GlaxoSmithKline
ha reso noto in un comunicato che farà appello anche per questa sentenza,
sostenendo che le famiglie coinvolte "erano a conoscenza degli esperimenti
come prevede la legge" e che, tra Argentina, Panama e Colombia, ne sono
stati già realizzati per lo stesso scopo "circa 14.000".
di C.B.
24 Ottobre 2011
Trial clinici: studi inutili bruciano 85 miliardi.
L'85% delle ricerche scientifiche vengono fatte senza un
esame preventivo degli studi già fatti e delle conoscenze acquisite, non si
considerano le reali esigenze dei pazienti o non si pubblica alcuno studio
perché i risultati sono deludenti.
Lo sottolinea nel suo intervento al simposio per i
50 anni del Mario Negri Iain Chalmers, ricercatore e direttore della rivista
"John Lind Library". Il risultato sono "perdite economiche
quantificabili in 85 miliardi di dollari l'anno" aggiunge Chalmers.
"Circa il 50% degli studi" spiega "sono progettati senza
riferimenti alla ricerca dei risultati esistenti e non vengono compiuti i passi
necessari per ridurre gli errori. Il che a volte ha portato negli anni a far
partecipare persone a studi che si sono poi rivelati inutili. Inoltre il 50%
degli studi non viene pubblicato per intero o il ricercatore non scrive nulla perché
i risultati sono stati al di sotto delle aspettative". Il punto è che
"il presupposto di molte ricerche non sono i pazienti, ma l'interesse
economico" rincara il direttore del Mario Negri Silvio Garattini. "Ma
non ha senso continuare a ripetere le stesse ricerche, senza aggiungere nulla,
è una dispersione di risorse sia economiche sia umane" conclude.
di C.B.
20 Settembre 2011
L'Onu attacca l'industria: profitti a discapito della
salute.
Una dura accusa a quei colossi industriali che hanno messo a rischio la
salute pubblica pur di "proteggere i loro profitti" è stata lanciata
dal segretario generale dell'Onu, Ban ki-Moon.
Ban Ki Moon ha parlato a New York al vertice sulle malattie non
trasmissibili a margine della 66ma Assemblea generale. Nel 2008 tumori, diabete
e patologie coronariche e polmonari hanno fatto 36 milioni di morti, di cui più
di nove milioni erano sotto i 60 anni e per il 90% nei Paesi in via di
sviluppo. Numeri che l'Onu teme siano destinati a crescere del 17% nei prossimi
10 anni, soprattutto in Africa. Davanti a 34 capi di Stato e di governo e
a una cinquantina di ministri (per l'Italia il direttore generale del
Dipartimento della Sanità pubblica, Fabrizio Oleari), Ban si è detto
"un sostenitore del settore privato", ma ha spiegato di non poter
tacere "alcune dure verità". "C'è una storia vergognosa e ben
documentata", ha denunciato, "di alcuni attori dell'industria che
hanno ignorato la scienza, talvolta i loro stessi ricercatori, e hanno messo a
rischio la salute pubblica per difendere i loro profitti". Il numero uno
dell'Onu non ha fatto nomi, ma il riferimento potrebbe essere a soggetti nel
settore farmaceutico ma anche del tabacco, dell'alcol e alimentare.
"Devono essere chiamati a risponderne", ha insistito, "non
dobbiamo permettere che le azioni disgraziate di questi pochi macchino la
reputazione dei molti, molti di più che fanno un lavoro importante per il
nostro progresso". Ban si è rivolto ai soggetti che operano nel
settore alimentare diretto ai bambini e ai ragazzi, compresi i media e i
pubblicitari, invitandoli "ad agire con la massima integrità" per non
danneggiarne la salute. Allo stesso modo chi vende alcolici "deve
promuoverne un consumo moderato" e "tutti possiamo lavorare per
mettere fine al consumo di tabacco".
Fonte: Agi
di C.B.
15 Settembre 2011
Appello alla Ue: ricerca sì, ma non per il business.
Sono oltre cento le organizzazioni e le associazioni
che hanno sottoscritto una lettera da inviare alla Ue per chiedere che la
ricerca non sia più solo finalizzata al grande business.
La ricerca pubblica deve
beneficiare la società, non il grande business: è sulla base di questa
asserzione che più di 100 organizzazioni di ricerca e della società civile
(compresa l'associazione italiana NograziePagoio, www.nograziepagoio.it) hanno mandato una
lettera aperta alla Commissione Europea in merito alle strategie per il
finanziamento della ricerca proposte per il periodo 2014-2020. Questa lettera è
ora aperta alle adesioni individuali.
Fonte: NoGraziePagoIo
di
C.B.