UN
MENSILE PER CAMBIARE
SE STESSI ED IL PIANETA
35
anni di pubblicazione, 100 pagine in carta riciclata, oltre 24 mila copie
mensili, 10 mila abbonati. Questi sono i numeri di Terra Nuova, il mensile che
dal 1977 costituisce uno strumento insostituibile di controinformazione sulle
tematiche di alimentazione e medicina naturale, agricoltura biologica e
biodinamica, maternità e infanzia, bioedilizia, ecoturismo, consumo critico,
energie rinnovabili, nonviolenza, ricerca interiore, finanza etica e più in
generale ambiente ed ecologia.
Da
sempre punto di riferimento del mondo del naturale e delle buone pratiche per
uno stile di vita solidale e a basso impatto ambientale, Terra Nuova si è fatta
promotrice già negli anni '80 del movimento dell'agricoltura biologica, più
tardi della Rete italiana degli ecovillaggi e oggi del movimento del cohousing.
Il
mensile Terra Nuova non è distribuito in edicola: si trova in vendita in oltre
1200 tra centri di alimentazione naturale, librerie specializzate, botteghe del
mondo, ambulatori di medicina naturale e altre realtà che si occupano di
consumo critico e sostenibile.
Ho riportato
molti studi e ricerche taciuti dai mass media, le verità nascoste
sull'industria farmaceutica, le lobby e gli interessi di potere, gli articoli,
i consigli utili e i contributi di medici e giornalisti per curarsi secondo
natura, tratti dal sito di “TERRA NUOVA”. Spero di fare cosa gradita.
02 Dicembre 2013
Il rapporto The WHO
Traditional Medicine Strategy 2014-2023 sollecita gli Stati a integrare le
medicine complementari nei sistemi sanitari nazionali facilitandone l'accesso a
tutti.
L'Oms rilancia le medicine non convenzionali
L’organizzazione Mondiale
della Sanità ha pubblicato l’ultimo rapporto sulle medicine complementari e
tradizionali che definisce le strategie da raccomandare a governi e operatori
da qui fino al 2023 relativamente al settore. Il documento, che si intitola The
WHO Traditional Medicine Strategy 2014-2023, è chiarissimo nella sua presa di
posizione: “Le strategie qui definite puntano a supportare gli Stati membri
nello sviluppo di politiche fattive e di piani di azione che rafforzino il
ruolo delle medicine tradizionali e complementari nel garantire la salute della
popolazione”. Dunque, è la stessa Osm a riconoscere un ruolo importante a tali
approcci terapeutici che si discostano dalla medicina allopatica, spesso la
integrano ma che soprattutto propongono un diverso approccio alla malattia e
alla persona. L’obiettivo per le nazioni dovrà essere quello che “utilizzare il
potenziale contributo che le medicine non convenzionali possono fornire alla
salute e ad un sistema di cura centrato sulle persone e sul loro benessere” e
di “promuovere la sicurezza e l’efficacia di tali medicine regolamentando,
facendo ricerca e integrando i prodotti, gli operatori e la pratica nel sistema
sanitario, laddove ciò si riveli appropriato”. Una rivoluzione a 360 gradi,
dunque? Non è esattamente così, perché l’Oms ha dato da tempo segnali di
apertura nei confronti delle medicine tradizionali e non convenzionali. Ad
essere fanalino di coda in questo è però senza dubbio l’Italia, dove le
autorità governative, la comunità accademica e le grandi schiere di medici
allopatici mantengono, nella maggioranza dei casi, un atteggiamento ostile,
arroccato, rigido e di criminalizzazione nei confronti degli approcci
terapeutici non convenzionali. E’ evidente come anche per il nostro paese sia
giunta l’ora di abbandonare certe posizioni ormai non più giustificate. Gli
obiettivi chiave che si dà l'Oms nel rapporto sono ambiziosi. Innanzi tutto
occorre integrare le medicine tradizionali nei sistemi sanitari nazionali,
laddove possibile, sviluppando e implementando le politiche e i programmi
nazionali in questa direzione; un'altra raccomandazione è quella di promuovere
la sicurezza, l'efficacia e la qualità delle medicine non allopatiche
ampliandone le conoscenze di base, fornendo linee guida sulla regolamentazione
e assicurando standard di qualità. L'Oms raccomanda anche agli Stati di
aumentare la disponibilità e l'accesso a tali medicine, soprattutto per le
fasce di popolazione meno abbienti e ne sollecita un uso razionale. Peraltro
l'Organizzazione Mondiale della Sanità fonda le sue raccomandazione su dati che
parlano da soli e che non possono essere smentiti. In Europa oltre cento
milioni di persone utilizzano correntemente le medicine tradizionali e non
convenzionali; altri milioni di persone vengono curate con questi approcci
diagnostici e terapeutici in Africa, Asia, Australia e Nord America.
"Questo documento era molto atteso da tutta la comunità medica e i
professionisti che si occupano di medicine non convenzionali" ha spiegato
il dottor Paolo Roberti di Sarsina, presidente dell'associazione Medicina
Incentrata sulla Persona e autore di alcuni studi citati nella bibliografia
utilizzata dal gruppo di studio Oms che ha redatto il documento. "Questo
rapporto potrà aiutare i leader sanitari a sviluppare soluzioni che contribuiscano
a una visione più ampia, necessaria per sviluppare il concetto di salute e per
aumentare l’autonomia del paziente. La strategia ha due obiettivi fondamentali:
sostenere gli Stati membri a sfruttare il contributo delle medicine
tradizionali e non convenzionali per la salute, il benessere, la sanità, una
medicina che possa finalmente essere centrata sulla persona e per promuovere
l'uso sicuro ed efficace di questi approcci diagnostici e terapeutici
attraverso la regolamentazione di medicinali e competenze professionali".
25 Gennaio 2013
Medicine complementari: le Marche verso il riconoscimento.
La Regione
Marche ha avviato l'iter per l'esame della proposta di legge sulla regolamentazione delle medicine complementari. Oltre omeopatia, agopuntura e fitoterapia, sono comprese anche
l'ayurveda, la medicina antroposofica, l'osteopatia, la chiropratica,
l'omotossicologia e la naturopatia. Se dovesse andare in porto la legge, si
tratterebbe della prima regione in Italia a disciplinare l'utilizzo di farmaci
e cure non convenzionali, cioè delle medicine complementari, grazie ad
un'iniziativa bipartisan. L'iter istruttorio è stato avviato dalla V Commissione Sicurezza Sociale, presieduta da Francesco Comi. Questo tipo di cure sono utilizzate, in
modo occasionale o continuativo, da circa il 20% dei cittadini marchigiani, in
Italia ad usufruirne sono milioni di persone. "E' doveroso - ha dichiarato
il presidente Francesco Comi - un intervento per regolamentare cure utilizzate,
in modo occasionale o continuativo, da circa il 20% dei cittadini marchigiani.
Questa legge garantirà la certezza della serietà della pratica sanitaria e
delle sue tariffe". Al momento è stata nominata una commissione di esperti
che dovrà definire, insieme ai consiglieri, un impianto di norme che riconosca,
disciplini, tuteli l'esercizio di queste terapie; l'obiettivo pare comunque
quello di integrarle con le medicine convenzionali. L'esame partirà da agopuntura, omeopatia e fitoterapia. Il gruppo di lavoro è costituito dai presidi delle
facoltà scientifiche, dai rappresentanti degli ordini professionali, dai
direttori Asur, Marche Nord, Torrette, Inrca, e sarà coordinato dal dottor Lucio Sotte. Vengono ricomprese anche la
medicina Ayurvedica e quella antropofisica, l'osteopatia, la chiroterapia,
l'omotossicologia e la naturopatia.
di Alexis Myriel
11 Febbraio 2013
Medicine complementari: finalmente ufficiali in Italia!
Riconoscimento per agopuntura, fitoterapia, omeopatia, antroposofia e altre
discipline bionaturali. Viene regolamentata la professione e la formazione.
Ruolo cardine della Regione Toscana...
Agopuntura,
fitoterapia, omeopatia, omotossicologia e antroposofia: per le medicine
complementari finalmente l’ufficializzazione a livello nazionale. E’ stato
infatti approvato l’accordo Stato-Regioni che permetterà un percorso di qualità
uniforme in tutta Italia per la formazione dei medici, dei veterinari e dei
farmacisti. Grazie all’accordo raggiunto nell’ambito della Conferenza
permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di
Trento e Bolzano, da oggi in poi gli oltre 20.000 medici che esercitano in
Italia agopuntura, fitoterapia, omeopatia e altre terapie con farmaci in
diluizione, i medici veterinari e i farmacisti impegnati nel settore, il 20%
della popolazione e gli animali che si curano con queste terapie sono tutelati
su tutto il territorio nazionale. L’approvazione definitiva, che colma un vuoto
normativo a livello nazionale, è giunta dopo che lo scorso 20 dicembre il
documento che detta le regole per una formazione certificata nel settore era
passato all’unanimità nella Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle
Province autonome e il parere favorevole del Ministero della Salute. Ora
toccherà alle singole Regioni il compito di recepire l’accordo nella propria
normativa. Il testo, che era stato proposto dal Gruppo Tecnico Interregionale
Medicine Complementari coordinato dalla Regione Toscana, contiene un allegato
che regola la formazione dei medici chirurghi e odontoiatri e si impegna a una
successiva regolamentazione anche per veterinari e farmacisti. Per quanto
riguarda i medici, l’accordo consentirà ai professionisti formati di iscriversi
in appositi elenchi di esperti, che saranno tenuti dagli Ordini professionali
competenti per territorio, e agli istituti di formazione, pubblici e privati,
di erogare corsi accreditati riconosciuti a livello nazionale. Soddisfatto
l’assessore al Diritto alla Salute della Regione Toscana, che sottolinea come
la regolamentazione delle medicine complementari entra ora a pieno titolo in un
accordo nazionale. La Regione Toscana ha svolto sin dall’inizio un ruolo di
primo piano in questa iniziativa, anche grazie all’esperienza maturata con
l’approvazione della legge regionale 9/2007, che disciplina la formazione per i
medici chirurghi e odontoiatri, i medici veterinari e i farmacisti che
praticano agopuntura, omeopatia e fitoterapia.
I medici, per essere definiti esperti nelle medicine complementari come previsto dall’accordo, dovranno seguire master universitari o corsi formativi triennali per 500 ore teorico/pratiche, a cui si accompagnano studio individuale, formazione guidata e tirocinio presso medici esperti. Completano l’accordo gli obiettivi formativi, la metodologia didattica, i requisiti dei docenti e le norme transitorie per la fase di prima applicazione. Grazie a questo accordo si colma il vuoto legislativo nazionale e l’Italia si allinea alle più avanzate esperienze europee individuando regole condivise e uniformi in tutto il Paese. Regole che rispondono ad un duplice obiettivo, quello di garantire la libertà di scelta dei cittadini e di tutelare al contempo la libertà di cura per i medici.
I medici, per essere definiti esperti nelle medicine complementari come previsto dall’accordo, dovranno seguire master universitari o corsi formativi triennali per 500 ore teorico/pratiche, a cui si accompagnano studio individuale, formazione guidata e tirocinio presso medici esperti. Completano l’accordo gli obiettivi formativi, la metodologia didattica, i requisiti dei docenti e le norme transitorie per la fase di prima applicazione. Grazie a questo accordo si colma il vuoto legislativo nazionale e l’Italia si allinea alle più avanzate esperienze europee individuando regole condivise e uniformi in tutto il Paese. Regole che rispondono ad un duplice obiettivo, quello di garantire la libertà di scelta dei cittadini e di tutelare al contempo la libertà di cura per i medici.
Fonte: Informasalus.it
di Gabriele Bindi
29 Agosto 2013
Medicine non convenzionali: le università aprono gli occhi.
Anche le università italiane stanno iniziando a capire che l’enorme
diffusione delle medicina non convenzionale deve avere un corretto supporto
formativo e stanno cominciando a proporre corsi. Ma la strada è ancora lunga…
Sulla rivista
Alternative & Integrative Medicine è stata pubblicata la prima ricerca
svolta in Italia sull’offerta formativa post-lauream di Medicine Tradizionali e
Non Convenzionali nelle Scuole di Medicina in Italia.
La ricerca è parte di un’analisi più vasta
condotta nell’ambito della prima edizione del Master in “Sistemi Sanitari,
Medicine Tradizionali e Non Convenzionali” dell’Università di Milano-Bicocca.
Ne esce un quadro che forse è azzardato definire confortante, ma che
sicuramente fa capire che le cose si stanno muovendo.
Innanzi tutto i
numeri: in Italia il 14,5% della popolazione ha fatto ricorso a medicine non
convenzionali, il 16,2% all’omeopatia. Ed è addirittura emerso che il 50% dei
medici generici prescrivono farmaci omeopatici ai loro pazienti. Nelle
università italiane sta crescendo l’interesse per queste medicine, interesse
che in altri paesi come l’Inghilterra o gli Stati Uniti ha già prodotto
risultati più che concreti. In Gran Bretagna il 90% delle università offre
corsi su queste materie, negli Usa lo fa l’83%. In Europa ci si assesta su una
media del 40%. Gli autori della ricerca analizzano anche il momento di crisi
profondo in cui versa il sistema sanitario nazionale e sottolineano come la
medicina allopatica, malgrado abbia fatto grandi passi avanti nel trattare
condizioni acute, si sia però alienata dai pazienti non riuscendoli più a
vedere come persone nella loro interezza ma solo come pezzi meccanici da
trattare. Le conclusioni cui giunge la ricerca sono:
-
Malgrado la forte resistenza di molti presidi o decani delle facoltà, diverse
università stanno dimostrando interesse per le medicine non convenzionali;
-
La scarsa risposta ai questionari che sono stati inviati dagli autori alle
università riflette quell’atteggiamento istituzionale di arroccamento e
diffidenza abbastanza tipico nell’ambiente;
-
L’interesse per le medicine non convenzionali è più spiccato nelle Regioni del
centro-sud e in certe università “virtuose” di quelle regioni;
-
L’agopuntura è la branca più diffusa.
di Alexis Myriel