UN MENSILE
PER CAMBIARE SE
STESSI ED IL
PIANETA
35
anni di pubblicazione, 100 pagine in carta riciclata, oltre 24 mila copie
mensili, 10 mila abbonati. Questi sono i numeri di Terra Nuova, il mensile che
dal 1977 costituisce uno strumento insostituibile di controinformazione sulle
tematiche di alimentazione e medicina naturale, agricoltura biologica e
biodinamica, maternità e infanzia, bioedilizia, ecoturismo, consumo critico,
energie rinnovabili, nonviolenza, ricerca interiore, finanza etica e più in
generale ambiente ed ecologia.
Da
sempre punto di riferimento del mondo del naturale e delle buone pratiche per
uno stile di vita solidale e a basso impatto ambientale, Terra Nuova si è fatta
promotrice già negli anni '80 del movimento dell'agricoltura biologica, più
tardi della Rete italiana degli ecovillaggi e oggi del movimento del cohousing.
Il
mensile Terra Nuova non è distribuito in edicola: si trova in vendita in oltre
1200 tra centri di alimentazione naturale, librerie specializzate, botteghe del
mondo, ambulatori di medicina naturale e altre realtà che si occupano di
consumo critico e sostenibile.
Salute e medicina naturale
Ho riportato
molti studi e ricerche taciuti dai mass media, le verità nascoste
sull'industria farmaceutica, le lobby e gli interessi di potere, gli articoli,
i consigli utili e i contributi di medici e giornalisti per curarsi secondo
natura, tratti dal sito di “TERRA NUOVA”. Spero di fare cosa gradita.
"La gente é alimentata
dall'INDUSTRIA ALIMENTARE,
che non bada alla salute, ed é curata dall'INDUSTRIA FARMACEUTICA,
che non bada all'alimentazione" (W. Berry).
dall'INDUSTRIA ALIMENTARE,
che non bada alla salute, ed é curata dall'INDUSTRIA FARMACEUTICA,
che non bada all'alimentazione" (W. Berry).
29 Agosto 2013
Mercurio nei pesci: la situazione peggiora.
Anche i microrganismi che vivono nell'oceano aperto, e non solo quelli
delle coste, favoriscono l’assimilazione da parte dei pesci di mercurio: di
conseguenza la contaminazione da mercurio della catena alimentare marina
potrebbe essere più estesa del previsto.
Anche i
microrganismi che vivono nell'oceano aperto, e non solo quelli delle coste,
favoriscono l’assimilazione da parte dei pesci di mercurio: di conseguenza la
contaminazione da mercurio della catena alimentare marina potrebbe essere più
estesa del previsto. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Geoscience, si deve al gruppo coordinato da Joel Blum
dell'università del Michigan e chiarisce il mistero di come il mercurio
contamini il pesce in mare aperto. Secondo il lavoro questa sostanza negli
oceani aumenterà nei prossimi decenni e, nel Pacifico, potrebbe raddoppiare
entro la metà del secolo. Il lavoro mostra che l'80% della forma tossica
di mercurio presente nei pesci del Pacifico settentrionale, e chiamata
metilmercurio, è prodotto nelle profondità oceanica dai batteri che si cibano
di materia organica. Per nutrirsi, i batteri scompongono la materia organica e
trasformano il mercurio presente in essa nella forma tossica.
Disciolto in acqua, il mercurio non solo contamina la catena alimentare marina
ma arriva anche all'uomo che lo assimila soprattutto consumando pesci di grossa
taglia, come pesce spada e tonno. Gli effetti sull'uomo possono includere danni
al sistema nervoso centrale e al sistema immunitario. Ma a essere
particolarmente vulnerabile è il cervello in via di sviluppo dei feti e dei
bambini.
di Alexis Myriel
26 Agosto 2013
E’ l’aglio l’arma migliore contro il colesterolo.
Quante persone si sentono dire che hanno il colesterolo alto e che questo
problema è associato al rischio di cardiopatie? Un’infinità. Ebbene, da una revisione delle evidenze scientifiche disponibili effettuata dai ricercatori
dell’università australiana di Adelaide, è emerso cher l’aglio risulta
efficacissimo nell’abbassare il colesterolo.
Addirittura i ricercatori concludono affermando che “l’aglio potrebbe essere considerata un’opzione
alternativa, altamente sicura, ai farmaci convenzionali anti-colesterolo” nei
pazienti che hanno livelli non esageratamente alti. La met-analisi ha
revisionato 39 studi clinici sull’effetto dell’aglio e ha riscontrato che
riduce il colesterolo totale e quello LDL, con una riduzione anche del 38% del
rischio di eventi coronarici arrivati ai 50 anni di età.
di Alexis Myriel
11 Agosto 2013
Gli ogm nascosti.
Si è parlato molto di contaminazione da ogm già in atto e della difficoltà
nel capire se stiamo mangiando ogm oppure no. Di soia ormai si parla molto, ma
i pericoli a quanto pare si nascondono anche nelle papaye, nel latte, nel mais
dolce, in zucche e zucchini.
Nel 1990 gli
alberi di papaya delle Hawaii sono stati decimati da un virus. Nel 1998 è stata
sviluppata una varietà transgenica del frutto, chiamata papaya Rainbow,
resistente proprio a quel virus. Oggi il 77% delle piante di papaya delle
Hawaii sono geneticamente modificate. Circa il 40% dei latticini, compresi
gelati e formaggi, contiene l’ormone Rgbh, ormone ricombinante della crescita
bovina, una variazione geneticamente modificata dell’ormone naturale che viene
iniettato ai bovini per aumentare la produzione di latte. E’ vietato per il
latte a uso umano in Europa, Canada, Nuova Zelanda e Australia. Negli Usa il
90% del mais è ogm ma la maggior parte si utilizza per il mangime degli animali
o per produrre etanolo. Ora la Monsanto ha immesso sul mercato anche la
pannocchia di mais dolce ogm, quella che tanti cuociono sulla griglia o il
barbecue. Per zucche e zucchini si sta ampliando l’estensione dei terreni
destinati a ospitare coltivazioni ogm.
di Alexis Myriel
07 Agosto 2013
Cellulari e cancro: le prove si moltiplicano.
I telefonini aumentano il rischio di ammalarsi di cancro. L'allarme arriva
da una nuova ricerca condotta da Yaniv Hamzany della
Sackler Faculty of Medicine dell'Università di Tel Aviv. Ormai le evidenze in
questo senso sono schiaccianti.
I telefonini
aumentano il rischio di ammalarsi di cancro. L'allarme arriva da una nuova ricerca condotta da Yaniv Hamzany della Sackler Faculty of
Medicine dell'Università di Tel Aviv che ha cercato nella saliva degli utenti
indizi dell'associazione uso frequente dei telefonini-pericolo di sviluppare
tumori. Lo studio è partito da una premessa: dal momento che il cellulare è
posizionato vicino alla ghiandola salivare quando è in uso è possibile che i
contenuti della saliva possano rivelare una propensione all'insorgenza del
cancro. Dalle indagini è emerso che la saliva degli utenti che utilizzano con
estrema frequenza il telefonino mostra segnali di maggiore stress ossidativo
rispetto alla saliva dei non utenti. Lo stress ossidativo è un processo che
danneggia tutti gli aspetti di una cellula umana - DNA compreso - mediante lo
sviluppo di tossici radicali perossidi ed è considerato uno dei maggiori
fattori di rischio per il cancro. I risultati della ricerca sono stati
pubblicati su Antioxidants and Redox Signaling.
Terra Nuova da
tempo segue con attenzione l'argomento. Già l'Unione Europea aveva lanciato l'allarme, anche L'Agenzia internazionale per la ricerca contro i tumori aveva ravvisato la correlazione tra cancro e utilizzo dei telefonini.
Terra Nuova ha dedicato anche al wi-fi un dossier completo.
di Alexis Myriel
05 Agosto 2013
Un teenager su 5 ha ronzii all'orecchio permanenti.
Un teenager su cinque ha un ronzio permanente all'orecchio e pochi fanno
qualcosa per proteggersi dalla musica ad alto volume.
Un teenager su
cinque ha un ronzio permanente all'orecchio e pochi fanno qualcosa per
proteggersi dalla musica ad alto volume. Tali numeri sono sorprendentemente
simili ai risultati di uno studio su persone in età per il college, ha detto la
coordinatrice del nuovo studio, Annick Gilles, pubblicato da PlosOne, audiologa clinica all'ospedale universitario Antwerp di Edegem in Belgio.
Per il nuovo studio sono stati coinvolti circa quattromila studenti della
scuola superiore che hanno completato un questionario riguardante il fischio
alle orecchie e con alcune domande sulle abitudini all'ascolto della musica ad
alto volume e all'eventuale utilizzo di protezioni. Solo il 5% dei ragazzi ha
detto di utilizzare qualche tipo di protezione per le orecchie contro il volume
alto. Il tinnitus, dicono gli studiosi, interferisce con il sonno, la
concentrazione, la comunicazione e la capacità di rilassarsi.Insomma, può
influire sulla carriera scolastica, far perdere giori di scuola e addirittura
essere causa di bocciature. Si dovrebbero allertare famiglie e ragazzo, ha
spiegato il dottor Roland Eavey, otorino all'università di Nashville,
esattamente come si fa con il fumo. I ricercatori suggeriscono l'utilizzo di
protezione per le orecchie in caso di situazioni rumorose come concerti o
festival e molta prudenza nell'utilizzo degli apparecchi per ascoltare la
musica che implichino l'uso di auricolari o cuffie. Non esiste cura per il
tinnitus e la perdita di udito, per questo occorre fare tutto il possibile per
prevenire.
Già in un
rapporto della Commissione Europea era emerso che l'ascolto prolungato di musica su
strumenti portatili poteva portare a un calo dell'udito.
di Alexis Myriel
30 Luglio 2013
Pesce spada al mercurio e latte alle aflatossine.
La contaminazione del cibo nelle ultime rilevazioni del Sistema rapido di
allerta europeo per gli alimenti. Il mercurio nel pesce è ormai un fenomeno
ricorrente. Le aflatossine nel latte dipendono dall'effetto del gran caldo sui
mangimi.
Mercurio in
eccesso nei filetti di pesce spada congelato importati dal Portogallo e
aflatossine in latte crudo proveniente dall’Ungheria. Sono le ultime
segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e
mangimi, ritirati dal mercato. Come è noto il mercurio si accumula
prevalentemente nelle specie ittiche al vertice della catena alimentare. Le
percentuali oltre misura sono solo la punta dell'Iceberg di un fenomeno
riscontrabile anche nei nostri mari. Appena sei mesi fa era emersa una concentrazione anomala di mercurio anche nel pesce del Mar Tirreno. Per quanto
riguarda il latte invece la contaminazione delle aflatossine, sostanze ritenute
cancerogene, dipende in gran parte dallo sviluppo di funghi nel mais utilizzato
per il mangime animale, un fenomeno che in estate è particolarmente accentuato
per via dello stress idrico subito dalle piante. Nella lista dei lotti respinti
alle frontiere e/o delle informative sui prodotti diffusi che non implicano un
intervento urgente troviamo: uso non autorizzato di perossido di idrogeno per
la decontaminazione di seppie refrigerate (Sepia officinalis) dalla Tunisia;
eccesso di aflatossine in arachidi con guscio cinesi; Listeria monocytogenes in
salmone affumicato refrigerato dalla Francia; eccesso di mercurio in filetti
congelati di Marlin del Pacifico (Makaira indica) dal Vietnam; migrazione di
cromo da coltelli in acciaio inossidabile cinesi; mercurio in filetti di pesce
spada (Xiphias gladius) confezionati sotto vuoto provenienti dalla Spagna; presenza
di Salmonella spp. in farina di soia dall’Argentina destinata a mangimi. Questa
settimana non c’è stata alcuna segnalazione di esportazioni italiane in altri
Paesi e ritirate dal mercato.
di Dario Scacciavento
21
Luglio 2013
Salviamoci dal wi-fi.
Il wi-fi è dovunque, provate a passeggiare con un
cellulare o un I-pod acceso lungo le strade del vostro quartiere e prendete
nota delle reti wireless che riuscite a captare. E sta colonizzando anche le
scuole.
Il
wireless colonizza anche le scuole dopo il protocollo (1) siglato nel 2008
dagli allora ministri Brunetta e Gelmini e ci sono anche gli sponsor (2). Le
scuole hanno aderito e c’è l’elenco di 3500 istituti scolastici che hanno
inoltrato richiesta di wi-fi al ministero (3).
I
rischi per la salute
L’Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato i campi
elettromagnetici a radiofrequenza come “possibilmente cancerogeni”. In
particolare sono agenti possibilmente cancerogeni i campi elettromagnetici
prodotti da telefonini, apparecchiature radar, ripetitori televisivi, per la
telefonia mobile, router wi-fi (4).
L’allarme
è stato lanciato nel 2011 anche dal Consiglio d’Europa (5), e ripreso
dall’Inail (6), che afferma come «telefonini e dispositivi wireless dovrebbero
essere proibiti nelle scuole per i potenziali rischi per la salute dei
bambini».
A
spiegare con chiarezza i rischi che si corrono è anche il dottor Fiorenzo
Marinelli, biologo all’istituto di genetica molecolare del Cnr di Bologna, in
un video che offre parecchi spunti di riflessione (7). Peraltro già nel 2008 un
nutrito gruppo di scienziati sottoscrisse una risoluzione (8) nella quale si
definiva la crescente elettrosensibilità come un problema di salute pubblica.
Il gruppo consigliava di limitare l’uso di telefoni cellulari e altri
dispositivi simili da parte di bambini
e adolescenti e chiedeva ai governi di applicare il principio di
precauzione, «finché misure biologicamente più efficaci non saranno state
sviluppate a protezione, non solo per quanto riguarda l’assorbimento del
cervello di energia elettromagnetica, ma rispetto agli effetti negativi dei
segnali sulla biochimica, sulla fisiologia e sui bioritmi elettrici».
William Stewart, presidente dell'Agenzia inglese per la Protezione della Salute
(HPA) ed ex collaboratore scientifico del Governo britannico, da anni lancia
moniti per sollecitare indagini ufficiali sulla diffusione del wi-fi (9).
Coloro che sono immersi in questo “brodo” di radiazioni, sono costantemente
esposti e gli studi rivelano una preoccupante incidenza di sintomi quali mal di
testa, affaticamento, nausea, vertigini e problemi di memoria. Inoltre c'è la
possibilità di un aumento di tumori e malattie cardiache. Il professor Leif
Salford, della Lund University ha dimostrato come le radiazioni uccidano le cellule
celebrali ed è profondamente preoccupato perché il wi-fi si aggiunge
all’elettrosmog già esistente. Il rischio è maggiore per i bambini perché sono
più vulnerabili, dato che i loro crani sono meno spessi e il loro sistema
nervoso è ancora in via di sviluppo. Nell’ottobre dell’anno scorso ha preso
posizione anche l’American Academy of Environmental Medicine (10), che ha
affermato come le scuole «non dovrebbero installare sistemi wi-fi poiché sono
correlati a disturbi dell’apprendimento, mal di testa e alterazioni del sistema
immunitario». E ha aggiunto: «Nelle scuole sono raccomandate tecnologie più
sicure, come quelle via cavo». A luglio 2012 l’American Academy of Pediatrics
aveva invocato una revisione delle soglie limite per le radiazioni da microonde
a causa ormai della esposizione diffusa al wireless da parte dei bambini (11).
I limiti stravolti
Eppure
nel nostro paese anziché osservare la prudenza, si sta andando nella direzione
opposta. «Sul wi-fi non esiste una normativa specifica, si fa riferimento alle
norme che sanciscono i tetti massimi e i valori di attenzione per
qualsiasi apparato ricetrasmittente con frequenze comprese tra 0,1 e 300 GHz»
spiega Francesco Imbesi del Centro Tutela Consumatori Utenti di Bolzano (12). E
Imbesi aggiunge: «Inoltre in Parlamento è stata anche modificata la procedura
con la quale si misura il superamento dei valori limite: prima si faceva una
media su 6 minuti, ora la media viene spalmata sulle 24 ore». L’allarme
arriva anche dal Comitato Roma Nord che si batte da anni contro il proliferare
delle antenne: «Il 13 dicembre scorso, purtroppo, è stato approvato anche dalla
Camera dei deputati il decreto legge 18 ottobre 2012, numero 179 (13): 261 voti
a favore, 55 contrari e 131 astenuti. E con esso è stato approvato
definitivamente l'articolo 14 che stravolge la normativa di protezione della
popolazione dai campi elettromagnetici a radiofrequenza. Ancora un volta, dal
2003 a oggi, assistiamo alla distruzione di quello che l'Italia aveva saputo
fare nel 1998 e nel 2001 in questo ambito. D’ora in poi sarà difficile
dimostrare a quali livelli di campo elettromagnetico saranno esposti
inconsapevolmente, a breve e a lungo termine, i cittadini. Una grande sconfitta
in campo sanitario e ambientale».
Cosa fare per opporsi
«Un
possibile approccio vede il coinvolgimento dei provveditorati agli studi che
possono dare linee di indirizzo» spiega Francesco Imbesi del Centro Tutela
Consumatori Utenti di Bolzano. «Ottimo risulta l'apporto dei genitori quando
hanno il coraggio di farsi sentire». E allora cominciate così, scrivendo una
lettera all’ufficio scolastico provinciale. L’associazione Amica ha predisposto
un volantino per spiegare con parole semplici ad amici, parenti, vicini di
casa, datori di lavoro e a gestori di scuole e biblioteche pubbliche che usare
il wi-fi è un azzardo. Lo trovate qui: http://www.infoamica.it/wp-content/uploads/2011/10/Volantino-Wi-Fi-2011.pdf
. Stampatelo e diffondetelo. Poi potete scrivere, informando della letteratura
scientifica esistente e della vostra preoccupazione, al dirigente della scuola
che vostro figlio frequenta, ai rappresentanti di classe e di istituto e agli
assessori alla sanità e alla scuola del vostro Comune di residenza, della Provincia
e della Regione (gli indirizzi mail e postali sono reperibili sui siti web
degli enti locali o si possono chiedere ai rispettivi centralini telefonici).
Potete anche contattare i giornali locali, inviando lettere al direttore o
contattando direttamente le redazioni informando che nella vostra scuola ci
sono genitori preoccupati per l’installazione di wi-fi e invitandoli a scrivere
un articolo in proposito. Scrivete anche alla redazione di Terra Nuova, via
posta (via Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze) o via mail (info@aamterranuova.it);
diffonderemo e vi aiuteremo a chiedere risposte. Scrivete ai parlamentari
eletti nella vostra circoscrizione e non dimenticate di parlarne con il vostro
medico di fiducia, fornendogli magari elementi per informarsi ulteriormente.
Potete costituire un comitato cittadino o scolastico e chiedere spazio ai
giornali, organizzare incontri pubblici invitando esperti a confrontarsi
sull’argomento. Mobilitandovi, potete fare la differenza.
19 Luglio 2013
Deodoranti: attenti all'alluminio!
La maggior parte dei deodoranti in stick o creme varie da porre sotto
ascella sono con sali di alluminio. Una sostanza che può causare Alzheimer e
cancro al seno.
L'alluminio è
considerato un metallo pericoloso quando si accumula nel corpo, con degli studi
che dimostrano la correlazione tra assunzione cronica di alluminio e lo
sviluppo di gravi malattie neurodegenerative, quali Alzheimer, Parkinson, SLA,
sclerosi multipla, demenza.
Sempre più consumatori oggi decidono di usare solo deodoranti senza alluminio. Le sostanze dell’alluminio vengono considerate molto efficaci contro la sudorazione, e sono, pertanto, presenti in molti deodoranti, ma hanno degli effetti collaterali. Se usati a lungo, irritano la pelle e possono causare granulomi, oltre alle gravi malattie degenerative sopra esposte.
I sali dell’alluminio hanno un forte effetto antitraspirante (ovvero bloccano il sudore), in quanto chiudono i pori della pelle. Si sospetta però che essi nuocciano alla salute. Ecco i punti salienti indicati dal Centro Tutela Consumatori Utenti di Bolzano.
Sempre più consumatori oggi decidono di usare solo deodoranti senza alluminio. Le sostanze dell’alluminio vengono considerate molto efficaci contro la sudorazione, e sono, pertanto, presenti in molti deodoranti, ma hanno degli effetti collaterali. Se usati a lungo, irritano la pelle e possono causare granulomi, oltre alle gravi malattie degenerative sopra esposte.
I sali dell’alluminio hanno un forte effetto antitraspirante (ovvero bloccano il sudore), in quanto chiudono i pori della pelle. Si sospetta però che essi nuocciano alla salute. Ecco i punti salienti indicati dal Centro Tutela Consumatori Utenti di Bolzano.
- Usando deodoranti con alluminio, i sali dell’alluminio giungono nel corpo attraverso la pelle;
- manipolano il sistema immunitario e possono esserci reazioni allergiche. Se la cute è lesa, ad esempio per una rasatura delle ascelle, le quantità assorbite sono più grandi, e l’alluminio potrebbe depositarsi nelle celle;
- il cancro al seno, ad esempio, viene spesso diagnosticato vicino alle ascelle, quindi laddove vengono applicati deodoranti con alluminio. Inoltre, nelle sperimentazioni su animali, l’alluminio ha generato demenza, e viene considerato quale possibile fattore scatenante dell’Alzheimer.
Per questi motivi, i collaboratori del Centro Tutela Consumatori Utenti si
sono messi alla ricerca di deodoranti senza alluminio, consigliando di evitare
prodotti che sulle etichette riportano sostanze quali alluminio, allume di
potassio oppure allume.
di Dario Scacciavento
05 Luglio 2013
Allevamenti intensivi: ancora super-batteri.
Un nuovo studio ha trovato batteri resistenti ai farmaci associati con il bestiame nel
naso dei lavoratori degli allevamenti industriali in North Carolina.
Un nuovo studio ha trovato batteri resistenti ai farmaci associati
con il bestiame nel naso dei lavoratori industriali in North Carolina. I
batteri esaminati sono stati quelli appartenenti al ceppo dello staphylococcus
aureus. Nuovi ceppi stanno emergendo nelle persone che sono a stretto contatto
con bestiame. Mentre tutti i volontari coinvolti nello studio erano entrati in
contatto diretto o indiretto con il bestiame, solo i lavoratori industriali
avevano stafilococchi antibiotico-resistenti con molteplici caratteristiche
genetiche legate al bestiame. Chi invece allevava bestiame libero in ambiente
rurale e non in maniera intensiva è risultato libero da tali batteri. I batteri
sono risultati resistenti alla meticillina e ai beta-lattamici. Lo stafilococco
aureo è un batterio altamente pericoloso per l'uomo, può provocare infezioni
della pelle, del sangue, delle vie respiratorie e del tratto urinario anche
potenzialmente mortali. Lo studio condotto da ricercatori della Johns Hopkins
Bloomberg School of Public Health e dalla University of North Carolina di
Chapel Hill è stato pubblicato sulla rivista PLoS ONE.
di Alexis Myriel
04 Luglio 2013
Staminali: braccio di ferro sul metodo di Vannoni.
Dopo la stroncatura della rivista Nature e l'appello degli esperti a
fermare la sperimentazione, l'ideatore del metodo Stamina si difende su
Facebook. Ma il ministro dice: "Subito il protocollo e maggiori
garanzie". E si parla di interessi economici.
"Su questa
vicenda ci sono luci e ombre. La denuncia di Nature sul metodo Stamina è molto
grave e soprattutto desta grande preoccupazione. Però a questo punto Vannoni ha
una strada, che è quella tracciata dal Parlamento consegnare il protocollo
senza fare trattative". Lo ha detto il ministro della Salute, Beatrice
Lorenzin. Il presidente di Stamina Foundation, ha sottolineato il ministro a
margine dell'assemblea di Farmindustria, "deve lasciare il suo protocollo
ad una commissione fatta di profili professionali di altissimo valore
scientifico, e che dovrà esaminarne la bontà e la natura. La valutazione poi
darà ragione o torto, come avviene in questi casi".La sperimentazione
verrà avviata come previsto "rispettando le regole.Non credo - ha detto
Lorenzin - ci siano altre strade; questa è la strada tracciata dal
Parlamento".
"Se il ministro Lorenzin vuole dare seguito a quanto deciso dalle Camere dovrà fornire a Stamina garanzie maggiori di obiettività della sperimentazione". Lo scrive su Facebook Davide Vannoni, replicando alle polemiche seguite dalla sostanziale bocciatura su Nature del metodo Stamina. Vannoni scrive che "Nature, nella speranza di far fare brutta figura ad una fondazione onlus italiana, sta scadendo e facendo solo politica di basso livello"con argomentazioni "che sfiorano il patetico". Se il ministro ritiene di dare seguito a tali argomentazioni, aggiunge Vannoni "chiediamo che ne dia comunicazione immediata, in modo da non farci perdere più tempo, in funzione, soprattutto, delle centinaia di persone che a Brescia attendono di essere trattate con la metodica Stamina e che, nonostante queste maccheroniche opinioni, è già una realtà terapeutica per centinaia di persone". Poi Vannoni detta le sue regole. Chiede, per poter avviare la sperimentazione che "la standardizzazione che stiamo facendo della metodica non venga in alcun modo modificata; spetti a Stamina la scelta delle tre patologie su cui fare la sperimentazione (suggeriamo Sla, paresi cerebrale infantile ed una malattia degenerativa non neurologica); venga individuato un solo laboratorio per la produzione cellulare in cui i nostri biologi possano controllare la produzione; vengano individuati al massimo due centri per le applicazioni cliniche e le valutazioni che siano in prossimità del centro di produzione; venga nominata una CRO (organismo di controllo internazionale super partes) che certifichi tutti i dati ottenuti e l'applicazione della buona pratica clinica". Ma dopo l'articolo pubblicato su Nature, alcuni fra i massimi esperti di cellule staminali continuano a parlare di frode scientifica. Per Michele De Luca, direttore del Centro di Medicina Rigenerativa 'Stefano Ferrari' dell'Università di Modena e Reggio Emilia, Nature ha fornito la prova formale di una frode scientifica. Per Elena Cattaneo, direttrice del Laboratorio cellule staminali dell'università di Milano "emerge ciò che sembra proprio una frode scientifica". Cancellare la sperimentazione sul metodo Stamina e denunciare il suo ideatore Davide Vannoni per truffa ai danni dello Stato. E' l'appello dell'Associazione Luca Coscioni, dopo la stroncatura della rivista Nature per il controverso metodo terapeutico a base di staminali mesenchimali. "Chiediamo al Ministero della Salute - sottolinea l'associazione - di interrompere immediatamente ogni rapporto con Vannoni & Co e denunciarli alla magistratura per il reato di truffa ai danni dello Stato; sciogliere la commissione e cancellare la sperimentazione, e illustrare in Parlamento i motivi della decisione; istituire una commissione di inchiesta per stabilire se qualche consulente del Ministro abbia agito come portatore di interessi personali o di altri privati, inducendo il Ministero e il Parlamento ad assumere decisioni che hanno esposto il Paese al ridicolo internazionale". Nella ricostruzione della storia del cosiddetto Metodo Stamina pubblicata dalla rivista Nature gli esperti vedono gli estremi di una realtà che va ben oltre il plagio, sconfinando in quella che sembrerebbe una frode scientifica. La chiave è in due immagini pubblicate nel 2003 e nel 2006 dal gruppo russo-ucraino coordinato da Elena Schegelskaya, dell'università Kharkov e riprodotte, identiche, nella domanda di brevetto presentata dalla Fondazione Stamina all'Ufficio brevetti degli Stati Uniti e unico documento presentato come la base del Metodo Stamina. In entrambi i casi le immagini sono state utilizzate come dimostrazione della possibilità di trasformare in cellule nervose le cellule immature del modello osseo (mesenchimali), note per generare ossa, pelle e cartilagine. La foto dell'articolo originale pubblicata nel 2003 dal gruppo russo-ucraino mostra cellule trattate con acido retinoico ad una determinata concentrazione per alcuni giorni; nella domanda di brevetto presentata da Vannoni viene utilizzata la stessa foto, con l'indicazione che si tratta di cellule trattate con acido retinoico ad una concentrazione dieci volte superiore rispetto a quella indicata dal gruppo russo-ucraino e per una durata di due ore. La seconda foto era stata pubblicata nel 2006 dallo stesso gruppo di ricerca russo-ucraino in una rivista in lingua russa. "Anche questa foto è stata fornita, nella domanda di brevetto presentata da Stamina, come un'ulteriore prova della capacità delle cellule mesenchimali in neuroblasti", osserva Elena Cattaneo. Nell'articolo originale la foto era a colori, mentre nella domanda di brevetto presentata da Stamina è in bianco e nero, "ma la foto - rileva la ricercatrice - è evidentemente la stessa".
"Se il ministro Lorenzin vuole dare seguito a quanto deciso dalle Camere dovrà fornire a Stamina garanzie maggiori di obiettività della sperimentazione". Lo scrive su Facebook Davide Vannoni, replicando alle polemiche seguite dalla sostanziale bocciatura su Nature del metodo Stamina. Vannoni scrive che "Nature, nella speranza di far fare brutta figura ad una fondazione onlus italiana, sta scadendo e facendo solo politica di basso livello"con argomentazioni "che sfiorano il patetico". Se il ministro ritiene di dare seguito a tali argomentazioni, aggiunge Vannoni "chiediamo che ne dia comunicazione immediata, in modo da non farci perdere più tempo, in funzione, soprattutto, delle centinaia di persone che a Brescia attendono di essere trattate con la metodica Stamina e che, nonostante queste maccheroniche opinioni, è già una realtà terapeutica per centinaia di persone". Poi Vannoni detta le sue regole. Chiede, per poter avviare la sperimentazione che "la standardizzazione che stiamo facendo della metodica non venga in alcun modo modificata; spetti a Stamina la scelta delle tre patologie su cui fare la sperimentazione (suggeriamo Sla, paresi cerebrale infantile ed una malattia degenerativa non neurologica); venga individuato un solo laboratorio per la produzione cellulare in cui i nostri biologi possano controllare la produzione; vengano individuati al massimo due centri per le applicazioni cliniche e le valutazioni che siano in prossimità del centro di produzione; venga nominata una CRO (organismo di controllo internazionale super partes) che certifichi tutti i dati ottenuti e l'applicazione della buona pratica clinica". Ma dopo l'articolo pubblicato su Nature, alcuni fra i massimi esperti di cellule staminali continuano a parlare di frode scientifica. Per Michele De Luca, direttore del Centro di Medicina Rigenerativa 'Stefano Ferrari' dell'Università di Modena e Reggio Emilia, Nature ha fornito la prova formale di una frode scientifica. Per Elena Cattaneo, direttrice del Laboratorio cellule staminali dell'università di Milano "emerge ciò che sembra proprio una frode scientifica". Cancellare la sperimentazione sul metodo Stamina e denunciare il suo ideatore Davide Vannoni per truffa ai danni dello Stato. E' l'appello dell'Associazione Luca Coscioni, dopo la stroncatura della rivista Nature per il controverso metodo terapeutico a base di staminali mesenchimali. "Chiediamo al Ministero della Salute - sottolinea l'associazione - di interrompere immediatamente ogni rapporto con Vannoni & Co e denunciarli alla magistratura per il reato di truffa ai danni dello Stato; sciogliere la commissione e cancellare la sperimentazione, e illustrare in Parlamento i motivi della decisione; istituire una commissione di inchiesta per stabilire se qualche consulente del Ministro abbia agito come portatore di interessi personali o di altri privati, inducendo il Ministero e il Parlamento ad assumere decisioni che hanno esposto il Paese al ridicolo internazionale". Nella ricostruzione della storia del cosiddetto Metodo Stamina pubblicata dalla rivista Nature gli esperti vedono gli estremi di una realtà che va ben oltre il plagio, sconfinando in quella che sembrerebbe una frode scientifica. La chiave è in due immagini pubblicate nel 2003 e nel 2006 dal gruppo russo-ucraino coordinato da Elena Schegelskaya, dell'università Kharkov e riprodotte, identiche, nella domanda di brevetto presentata dalla Fondazione Stamina all'Ufficio brevetti degli Stati Uniti e unico documento presentato come la base del Metodo Stamina. In entrambi i casi le immagini sono state utilizzate come dimostrazione della possibilità di trasformare in cellule nervose le cellule immature del modello osseo (mesenchimali), note per generare ossa, pelle e cartilagine. La foto dell'articolo originale pubblicata nel 2003 dal gruppo russo-ucraino mostra cellule trattate con acido retinoico ad una determinata concentrazione per alcuni giorni; nella domanda di brevetto presentata da Vannoni viene utilizzata la stessa foto, con l'indicazione che si tratta di cellule trattate con acido retinoico ad una concentrazione dieci volte superiore rispetto a quella indicata dal gruppo russo-ucraino e per una durata di due ore. La seconda foto era stata pubblicata nel 2006 dallo stesso gruppo di ricerca russo-ucraino in una rivista in lingua russa. "Anche questa foto è stata fornita, nella domanda di brevetto presentata da Stamina, come un'ulteriore prova della capacità delle cellule mesenchimali in neuroblasti", osserva Elena Cattaneo. Nell'articolo originale la foto era a colori, mentre nella domanda di brevetto presentata da Stamina è in bianco e nero, "ma la foto - rileva la ricercatrice - è evidentemente la stessa".
Ci sarebbero
anche precisi interessi economici dietro il caso Stamina e le terapie basate
sulle cellule staminali mesenchimali: a sostenerlo sono gli studiosi.
"Vannoni sostiene che dietro noi scienziati ci sono le multinazionali, ma
è vero il contrario", ha detto Michele De Luca, direttore del Centro di
Medicina Rigenerativa 'Stefano Ferrari' dell'Università di Modena e Reggio
Emilia. "Loro - ha aggiunto - sono appoggiati da Medestea, che nel suo
sito ha due obiettivi: fare business con le cellule mesenchimali per
venderle" e perchè siano "trattate come trapianti in modo da non
dover affrontare i controlli". Il fenomeno sarebbe internazionale. Paolo
Bianco, dell'università Sapienza di Roma, ha osservato che "esiste
un'agenda commerciale molto precisa dietro le cure compassionevoli". E' un
problema - ha aggiunto - che travalica i confini del nostro Paese". Per
Bianco è un segnale che "viviamo in un mondo cambiato al punto da
minacciare l'indipendenza scientifica in modo inedito". Attorno alle
cellule staminali mesenchimali, ha detto ancora Bianco, ci sono interessi
commerciali da almeno 20 anni e hanno esercitato pressioni tali da influenzare
i contenuti della stessa ricerca scientifica". Anche per Giulio
Cossu, dell'University College London e vicepresidente dell'Associazione
Coscioni, quanto sta avvenendo in Italia è "un caso eclatante e grottesco
di commercializzazione di un certo tipo di scienza, che sta cambiando molti
parametri della ricerca".
di Alexis Myriel
02 Luglio 2013
Carne rossa e infarto: colpa della carnitina.
Una sostanza carente nell'alimentazione vegan e vegetariana, spesso assunta
mediante integratori alimentari, la carnitina, oggi viene ritenuta responsabile
di malattie alle coronarie.
Chi mangia
frequentemente carne rossa si espone ad un maggiore rischio di complicazioni
cardiache. Non è sicuramente una notizia nuova, ma adesso abbiamo una
spiegazione scientifica più convincente. Secondo uno studio americano, guidato
da Santley L. Hazen, tutto ruota attorno al metabolismo della L-Carnitina. Una
sostanza che viene creata naturalmente dal corpo umano, ma che ha la sua fonte
principale esterna nella carne. I batteri intestinali scompongono la carnitina
in una sostanza, la trimetilamina, che favorisce la formazione di placche nelle
arterie. La carenza di carnitina per lungo periodo si credeva fosse una delle
problematiche di una dieta senza carne, che ha indotto molti vegani e vegetariani
a ricorrere ad integratori, soprattutto per il raggiungimento di prestazioni
fisiche sportive.
Gli scienziati sconsigliano in ogni caso di assumere preparati a base di carnitina, perché non avrebbero comprovati effetti sul metabolismo dei grassi e sull'aumento della massa muscolare.
Gli scienziati sconsigliano in ogni caso di assumere preparati a base di carnitina, perché non avrebbero comprovati effetti sul metabolismo dei grassi e sull'aumento della massa muscolare.
di Dario Scacciavento
21 Giugno 2013
Latte cancerogeno: 5 arresti in Friuli.
Un blitz dei Nas ha sgominato una banda criminale del latte vaccino.
Vendevano latte dannoso con aflatossine cancerogene. Veniva adulterato per
falsificare le analisi, con la complicità di un laboratorio...
Il blitz dei
Nas ha sgominato la banda del latte. In Friuli ci sono stati 5 arresti, dopo
una lunga indagine coordinata dal Procuratore della Repubblica di Udine,
Antonio Biancardi, e dal Sostituto, Marco Panzeri. Cinque persone accusate di
associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio,
all'adulterazione di alimenti ed al commercio di derrate nocive, operante nella
provincia di Udine e con ramificazioni in altre regioni d'Italia.
Secondo l'indagine del procuratore vendevano latte dannoso, con sostanze altamente cancerogene, adulterato per falsificare le analisi. Nell'ambito dell'operazione i circa 300 Carabinieri del NAS e dei Comandi Provinciali, hanno eseguito - in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Toscana, Umbria, Campania e Puglia - 86 perquisizioni locali e personali.
Le indagini - avviate nel maggio 2012 - hanno consentito di accertare che il presidente, due dipendenti di un consorzio di allevatori della provincia di Udine ed una consulente esterna ritiravano latte dagli imprenditori agricoli associati (di cui alcuni certificati per la produzione di formaggio "Montasio DOP" ), lo miscelavano e lo destinavano alla preparazione dell'alimento tutelato, violando cosi' il disciplinare che garantisce al consumatore le caratteristiche chimico-fisiche e organolettiche del prodotto. E' inoltre emerso che 17 allevatori (denunciati a piede libero) ed i responsabili del consorzio, nonostante fossero a conoscenza della contaminazione da aflatossine (sostanze notevolmente cancerogene) di diverse partite di latte, le diluivano con prodotto non contaminato rendendolo idoneo ai controlli analitici effettuati dagli acquirenti.
Tale illecito veniva favorito dalla complicità di un laboratorio di analisi della provincia di Udine (2 responsabili sono tra le persone tratte in arresto) che, quando dalle analisi eseguite per conto del consorzio emergeva la presenza di tossine in quantita' superiore a quella consentita, alterava i referti ed il latte risultava sempre e comunque idoneo per la commercializzazione.
Infine, e' stato accertato che due autisti che operavano per il consorzio sottraevano - ad ogni consegna - alcuni quintali di latte ristabilendone - poi - il peso originario mediante l'aggiunta di acqua. Uno degli indagati, colpito da misura cautelare agli arresti domiciliari, e' tutt'ora ricercato.
Secondo l'indagine del procuratore vendevano latte dannoso, con sostanze altamente cancerogene, adulterato per falsificare le analisi. Nell'ambito dell'operazione i circa 300 Carabinieri del NAS e dei Comandi Provinciali, hanno eseguito - in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Toscana, Umbria, Campania e Puglia - 86 perquisizioni locali e personali.
Le indagini - avviate nel maggio 2012 - hanno consentito di accertare che il presidente, due dipendenti di un consorzio di allevatori della provincia di Udine ed una consulente esterna ritiravano latte dagli imprenditori agricoli associati (di cui alcuni certificati per la produzione di formaggio "Montasio DOP" ), lo miscelavano e lo destinavano alla preparazione dell'alimento tutelato, violando cosi' il disciplinare che garantisce al consumatore le caratteristiche chimico-fisiche e organolettiche del prodotto. E' inoltre emerso che 17 allevatori (denunciati a piede libero) ed i responsabili del consorzio, nonostante fossero a conoscenza della contaminazione da aflatossine (sostanze notevolmente cancerogene) di diverse partite di latte, le diluivano con prodotto non contaminato rendendolo idoneo ai controlli analitici effettuati dagli acquirenti.
Tale illecito veniva favorito dalla complicità di un laboratorio di analisi della provincia di Udine (2 responsabili sono tra le persone tratte in arresto) che, quando dalle analisi eseguite per conto del consorzio emergeva la presenza di tossine in quantita' superiore a quella consentita, alterava i referti ed il latte risultava sempre e comunque idoneo per la commercializzazione.
Infine, e' stato accertato che due autisti che operavano per il consorzio sottraevano - ad ogni consegna - alcuni quintali di latte ristabilendone - poi - il peso originario mediante l'aggiunta di acqua. Uno degli indagati, colpito da misura cautelare agli arresti domiciliari, e' tutt'ora ricercato.
di Dario Scacciavento
19 Giugno 2013
Ogm: verso l’allerta mondiale?
Si intitola "Les OGM & NOUS, vers une alerte mondiale?" (Gli ogm e noi, verso un’allerta mondiale?). E’ un documentario film del
regista francese Clèment Fonquernie e parte dagli esperti di Séralini. E’ stato
presentato alla 16ima edizione di Cinemambiente a Torino.
Il film del
regista francese racconta l’esperimento condotto dal biologo molecolare Gilles-Eric Séralini e commissionato dal Criigen, il Comitato di Ricerca e di Informazione Indipendente sulla Genetica,
nato in Francia alla fine degli anni ’90. Lo studio di Séralini, che si è
concentrato su una particolare varietà di mais OGM prodotto dalla Monsanto
(l’NK603) e tollerante al più diffuso tra gli erbicidi (il Roundup), è stato
condotto in un arco di tempo di 2 anni. Rispetto al gruppo di controllo, che
mangiava mais normale senza erbicida, in tutti e tre i gruppi si è notata una
maggiore incidenza statistica di tumori e gravi patologie di fegato e reni,
manifestatisi a partire dal tredicesimo mese. L’allerta mondiale del
titolo è forse ancora un’ipotesi da verificare, più che una certezza
incontrovertibile. Ma questo non fa che accrescere l’urgenza di un chiarimento
scientifico quanto più ampio possibile.
di Alexis Myriel
16 Giugno 2013
Sigaretta elettronica: parte uno studio.
L'Istituto Tumori di Milano sta lanciando uno studio multicentrico per
paragonare “il fumo di sigaretta tradizionale con quello della sigaretta
elettronica”: lo spiega Marco Pierotti, direttore scientifico della struttura.
Lo studio non è ancora partito, ma è in via di definizione grazie anche a una
collaborazione con la Southern University californiana e la Cornell University
di New York.
L'Istituto
Tumori di Milano sta lanciando uno studio multicentrico per paragonare “il fumo
di sigaretta tradizionale con quello della sigaretta elettronica”: lo spiega
Marco Pierotti, direttore scientifico della struttura. Lo studio non è ancora
partito, ma è in via di definizione grazie anche a una collaborazione con la
Southern University californiana e la Cornell University di New York.
“Misureremo i vari particolati, come il Pm 2,5 e il Pm 10, la quantit. di
carbonio e tutti i fattori ed elementi potenzialmente pericolosi. Dopo questa
indagine - dice Pierotti - avremo certamente un dato più solido” sulla
questione. La posizione dell'Int è quella espressa anche dal Ministero della
Salute, ovvero: la sigaretta elettronica, per precauzione, va considerata
pericolosa finchè non si dimostra il contrario (peccato che questo principio
non venga applicato su larga scala e su tutto, ma solo assai
episodicamente!). “La realtà - aggiunge Ugo Pastorino, responsabile
della chirurgia toracica all'Int - è che non sappiamo quali siano gli effetti
reali che la sigaretta elettronica produce sulla salute. Siamo preoccupati che
possa favorire il consumo di droghe, invece che ridurlo. Noi siamo interessati
a produrre un'astensione permanente dal fumo di sigaretta; per questo
nello studio misureremo quanti tra chi usano la sigaretta elettronica si sono
astenuti da un anno da quelle tradizionali. E poi - conclude - vogliamo
stabilire se è più efficace di altri strumenti che abbiamo testato e di
cui abbiamo dimostrato l'efficacia: ci sono farmaci che usati nella maniera adeguata
possono ottenere dal 20 al 40% di astensione definitiva, fino ad eliminare
anche l'intossicazione da nicotina. Un aspetto importante, perchè la tossicità
cardiovascolare è pesante anche in queste sigarette elettroniche”.
di Alexis Myriel
04 Giugno 2013
Farmaci per la pressione e aumento del rischio di
cancro.
I farmaci più venduti per la pressione sanguigna sono sotto accusa da parte
di un ricercatore della Food and Drug Administration che sostiene:
"Aumentano il rischio di cancro al polmone". Lo scrive il Wall Street Journal.
Thomas A.
Marciniak sta chiedendo ai superiori di prevedere avvertimenti più stringenti
sui farmaci noti come inibitori del recettore dell'angiotensina, o ARB. A
diffondere la notizia, avuta da indiscrezioni nell'ambiente medico, è stato il Wall Street Journal. Questi farmaci, che sono assunti
da milioni di persone e che hanno venduto per 7,6 miliardi di dollari nel 2012,
possono essere correlati ad una più alta incidenza di cancro. Ma i vertici
della FDA sostengono che non ci sono evidenze di una correlazione. Il dibattito
sugli ARB porta alla ribalta un quesito: l'agenzia regolatoria americana ha
fatto abbastanza per esaminare la sicurezza a lungo termine di questi farmaci?
Marciniak ha persino risposto ai vertici della FDA che sarebbe meglio investire
tempo sulla sicurezza degli ARB piuttosto che nelle richieste di autorizzazione
di nuovi farmaci. Ellis Unger, responsabile della divisione per la valutazione
dei farmaci, ha affermato: "Non abbiamo nulla di nuovo da dire ai
consumatori". In uno studio del 2010 pubblicato su Lancet Oncology, Ilke
Sipahi e colleghi dell'University Hospital di Cleveland hanno esaminato cinque
studi che avevano coinvolto 68.402 pazienti scoprendo che chi assumeva gli ARB
aveva un rischio dell'11% maggiore di cancro in generale e del 25% maggiore per
il cancro al polmone rispetto ai pazienti che non assumevano questi farmaci. Ma
nel giro di un anno la FDA disse che l'allarme rientrava e che "non c'era
aumento del rischio"; anche le autorità regolatorie europee hanno ignorato
l'allarme. Ma Marciniak non è convinto e sostiene che le meta-analisi della FDA
si basano su dati inaffidabili e che non sono state condotte rigorosamente, in
quanto, secondo il medico, non hanno considerato i casi di carcinoma al polmone
nella categoria dei tumori al polmone, quali invece sono. Non è la prima volta
che insorgono dissidi interni alla FDA. Nel 2008 nove dipendenti dell'ente
hanno scritto al Congresso affermando che i vertici stavano ignorando l'aspetto
della sicurezza nell'approvazione di particolari dispositivi. Marciniak ha
dunque attinto ai dati originali degli studi sui farmaci ARB e ha concluso che
il rischio di tumore al polmone risulta aumentato del 24% nei pazienti che
hanno assunto ARB rispetto ai pazienti che hanno assunto placebo e altri
farmaci. Ha dunque inviato una segnalazione ai vertici della FDA: "Devono
informare pazienti e medici" ha detto. Il capo divisione non concorda e
alcune delle case farmaceutiche che commercializzano tali farmaci hanno detto
che preferiscono non commentare. Il dottor Marciniak si è specializzato in
oncologia alla Mayo Clinic and ha trascorso un decennio al National Cancer
Institute prima di approdare alla FDA. Il capo divisione dell'ente ha comunque
rifiutato di procedere ad una revisione sulla sicurezza.
di Alexis Myriel
08 Maggio 2013
FDA: rischio cancro dai lettini abbronzanti.
La Food and Drug Administration ha avanzato la proposta di un documento che riclassifichi le lampade abbronzanti e preveda la raccomandazione ai
più giovani di non utilizzarle: aumentano il rischio di cancro alla pelle.
La Food and
Drug Administration ha avanzato la proposta di un documento che riclassifichi le lampade abbronzanti e preveda la raccomandazione ai
più giovani di non utilizzarle.
Secondo quanto
sostenuto dall’American Academy of Dermatology, in chi si espone alle radiazioni
ultraviolette dei lettini abbronzanti si ha un aumento del 75% del rischio di
melanoma, grave forma di cancro alla pelle, e il rischio aumenta ad ogni
seduta. La proposta della FDA è dunque di riclassificare questi macchinari
passandoli da “basso rischio” a “rischio moderato”. “I lettini
abbronzanti possono danneggiare la pelle e aumentare il rischio di cancro” ha
spiegato il commissario della FDA, Margaret A. Hamburg. Se la proposta passerà,
i produttori dovranno sottoporre alla FDA un rapporto pre-commercializzazione
per dimostrare che sono rispettati determinati criteri, e dovranno fornire
informazioni agli utenti sui rischi dell’utilizzo. La proposta vorrebbe
inserire come controindicazione l’età minore dei 18 anni e la raccomandazione
per chi usa di frequente lampade abbronzanti a sottoporsi a screening per il
cancro alla pelle.
Per maggiori
informazioni si possono consultare i documenti della FDA.
di Alexis Myriel
06 Maggio 2013
Che ce ne facciamo di una vita senza salute?
Riportiamo l'intervento che l'epidemiologo Valerio Gennaro ha scritto per
il blog di Beppe Grillo. I dati sono chiari: il periodo di vita sana degli
italiani si è accorciato, viviamo magari a lungo ma disabili e malati. Vogliamo
continuare così?
Ecco
l'intervento che l'epidemiologo Valerio Gennaro ha pubblicato sul blog di Beppe
Grillo.
"Buongiorno
a tutti, sono Valerio Gennaro, sono un medico ricercatore epidemiologo, lavoro
a Genova in un ente pubblico, sulla ricerca sul cancro e sono anche referente
per i medici per l’ambiente e medicina democratica. Ringrazio il Blog di Grillo
per questa possibilità di aggiornamento dei dati che avevamo già presentato circa un anno e mezzo fa. I dati Eurostat che riguardano la salute degli italiani. Rispetto a
quanto avevamo già detto nel dicembre del 2011 la situazione purtroppo è
confermata, quindi l’Italia ha avuto una riduzione del periodo di vita sano
medio nella popolazione, in particolare nel grafico che vedete si parla della popolazione femminile: è una stima della quantità
di anni sani che una bambina che nasce nel 2004 rispetto al 2011 si può
aspettare di avere rispetto agli altri paesi. Si partiva nel 2004 con circa 71
anni, l’età in cui si iniziava a diventare disabili. Oggi tra alti e bassi si
mantiene, dopo il crollo avvenuto nel 2005, 2006 e 2007, intorno ai 62 anni,
quindi c’è stata una perdita di 8 anni di vita sana. Questo significa che c’è un’anticipazione della malattia e della
disabilità, quindi, nella popolazione femminile italiana. C’è una
riduzione del periodo di salute. Perché ritengo che sia importante parlare di
questa cosa? Perché si parla sempre dell’aspettativa di vita complessiva, cioè
l’età media di morte, che in Italia è oggettivamente un dato positivo, siamo
tra i paesi migliori in Europa, però viene regolarmente omesso questo dato sull’accorciamento della vita sana. C’è da
chiedersi perché succeda e perché venga omesso soprattutto. La situazione in
Italia non è così rosea come vogliono farci credere e soprattutto se noi
continuiamo a non discutere, a non presentare, a non valutare questi dati non
potremo mai seriamente decidere e studiare le soluzioni, che sono vendite anche
economiche, sociali e quanto altro. Questo dato lo stiamo omettendo dal 2003,
quindi da 10 anni, ma è un dato percepito dalla popolazione, cioè che ci sono problemi di salute gravi e
sono tacitati, oscurati, sono tenuti nella privacy di ciascuno, ma è un fatto
collettivo. Sull’antidepressivo un
problema gravissimo: si è passati da 7 o 8 confezioni di antidepressivo
al giorno ogni mille abitanti a 36 confezioni di antidepressivo ogni mille
abitanti. Un dato devastante. Un cambiamento epocale, proprio nella struttura
sanitaria, e anche nell’equilibrio che ci può essere in una persona e ci
vorrebbe un grande sforzo epidemiologico per studiare le cause di questa
situazione. Bisogna dare una spiegazione opposta a quella che viene data
regolarmente. La crisi produce malattia,
ma qui siamo di fronte in realtà a una malattia che aveva già percepito la
crisi. Adesso siamo in piena crisi, e questo boom di crisi percepita, che
adesso è reale, si ripercuote in danni alla salute anche dal punto di vista
psicologico, psichiatrico, neurologico, cardiovascolare e altro. Ritornando al
dato Eurostat, è importante imparare a fare la somma, vedere la dimensione
globale del problema. Per quanto riguarda la salute la Germania sta molto peggio di noi. In Germania mediamente si
ammalano, le donne in questo caso, tre o quattro anni prima rispetto alle donne
italiane o alla media europea. Quindi non è affatto un buon modello. Sarebbe da
chiedersi se sono problemi ambientali, se sono problemi sociali, dietetici,
economici e quanto altro. Omettere questa informazione, questo referto, io
direi così, epidemiologico, fa sì che poi ci siano grandi problemi nella
possibilità di correggere e di risolvere i problemi collettivi. La salute è la grande opera su cui lavorare,
perché è un bene comune, perché è un bene veramente essenziale. Io confido
molto in questa crescita dal basso, della nuova lista delle cose da fare e
delle grandi opere da mettere in cantiere. Ci sono Paesi che, a parità di
periodo di crisi, cioè dal 2004 al 2012, in realtà hanno più salute. Tra questi
non c’è la Germania ma c’è la Svezia e altri paesi, che stanno crescendo di
anno in anno. Quindi vuole dire che si può imparare, ci sono dei buoni esempi
da seguire e quindi c’è soltanto da mettersi a lavorare seriamente sulle cose
che riguardano veramente il bene pubblico. Anche individuare le cause di questo
disastro potrebbe essere uno degli obiettivi. Sono abbastanza ottimista. Penso
che, se non lo oscuriamo, nello spazio di qualche mese la diagnosi la facciamo
e possiamo agire immediatamente nello spazio di qualche anno massimo e
invertire questa tendenza e far
riprendere la qualità della vita in Italia."
Valerio Gennaro
di Alexis Myriel
02 Maggio 2013
Metodo Di Bella: confermata l'efficacia della
melatonina sul cancro.
A 10 anni dalla sua morte la scienza ha attestato l'azione preventiva e
curativa della melatonina sul cancro elaborata dal Metodo Di Bella.
Da anni, in
letteratura scientifica sono disponibili evidenze sull'efficacia antitumorale di
Ora è
disponibile anche un nuovo studio pubblicato sull'International Journal of
Molecular Sciences; il testo integrale dello studio è disponibile qui: www.aamterranuova.it/Salute-e-medicina-naturale/La-melatonina-aiuta-a-sconfiggere-il-cancro.
Probabilmente
pochi ricorderanno che a proporre in maniera organica queste sostanze come
trattamento anticancro fu il medico Luigi Di Bella, che venne delegittimato in
maniera grossolana con una sperimentazione contestatissima e oggetto di
critiche anche da parte di medici ed esperti. C'è da riflettere...Per saperne
di più: www.metododibella.org/it/mdb/home.do
I risultati
dello studio
Lo studio
pubblicato sull'International Journal of Molecular Sciences è stato coordinato
da Giuseppe Di Bella, figlio di Luigi Di Bella e anch'egli medico, e attesta i
molteplici meccanismi d'azione antitumorale della melatonina e la sua funzione
nella prevenzione e nel trattamento dei tumori, delle malattie degenerative e
della fisiologia del sangue.
A Luigi Di
Bella è stata anche riconosciuta la paternità della scoperta sperimentale e
dell'impiego clinico della melatonina per ciascuna di queste patologie.
"Per la prima volta" ha spiegato Giuseppe Di Bella "abbiamo ottenuto la pubblicazione della formulazione del professor Luigi Di Bella della melatonina in legame di idrogeno con l'adenosina, la quale ne esalta la biodisponibilità e le proprietà antitumorali sia nella prevenzione che nella terapia, oltre che nelle funzioni antidegenerative e di regolazione delle fisiologia del sangue e degli scambi emo-tissutali". L'oncologia ha un ritardo di oltre 30 anni sull'impiego clinico di queste evidenze scientifiche".
"Per la prima volta" ha spiegato Giuseppe Di Bella "abbiamo ottenuto la pubblicazione della formulazione del professor Luigi Di Bella della melatonina in legame di idrogeno con l'adenosina, la quale ne esalta la biodisponibilità e le proprietà antitumorali sia nella prevenzione che nella terapia, oltre che nelle funzioni antidegenerative e di regolazione delle fisiologia del sangue e degli scambi emo-tissutali". L'oncologia ha un ritardo di oltre 30 anni sull'impiego clinico di queste evidenze scientifiche".
Nel 1996 il
professor Silvio Garattini, presidente pro-tempore della Commissione unica del
farmaco, si rese promotore di un provvedimento che non solo vietava
tassativamente e categoricamente la prescrizione e la vendita nelle farmacie
della melatonina, ma rendeva penalmente perseguibile il medico che l'avesse
prescritta. Nello stesso periodo, la melatonina era liberamente in vendita
all'estero e reperibile anche nei supermercati negli Stati Uniti.
La multiterapia
Di Bella ha dimostrato efficacia nella cura di diversi tipi di tumore e sono
stati pubblicati studi su centinaia di casi clinici di remissione e aumento
della sopravvivenza con
oltre a studi
che comprovano un miglioramento della qualità della vita e un generalizzato
aumento dell'indice di sopravvivenza per tutti i tipi di tumore (www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20881933).
L'articolo "Metodo Di Bella:
confermata l'efficacia della melatonina" è tratto dal mensile Terra Nuova Aprile
2013
24 Aprile 2013
Un bambino su tre è troppo grasso.
In Italia l'obesità infantile e il sovrappeso sono un problema evidente per
i più piccoli. Il fenomeno è più accentuato al Centro Sud, a causa di
un'alimentazione sbagliata. Poca colazione e troppa merenda.
Troppo
corpulenti, grassi, addirittura obesi. E' il ritratto dei nostri bambini
tracciato dai pediatri all'interno dell'evento Charity run, Race for children.
Secondo i dati riportati un bambino su tre in Italia ha problemi di sovrappeso.
Il 22% di quelli entro i 9 anni, infatti, è in sovrappeso, e il 12% può essere
definito obeso. A dare i numeri dell'obesità pediatrica in Italia è Giuseppe
Morino dell'Unità operativa educazione alimentare dell'ospedale Bambino Gesù di
Roma, intervenuto oggi in Campidoglio alla presentazione di 'Charity run, Race
for children', un evento sportivo in programma a maggio nella capitale proprio
per contrastare il fenomeno dell'obesità infantile. "Le percentuali più
alte - aggiunge l'esperto - si registrano nel Centro-Sud", con Abruzzo,
Molise, Campania, Puglia e Basilicata che salgono al 40% dei bambini 'vittime'
dei chili in più. Sardegna, Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige si attestano
invece al 25%, in linea con la media nazionale il Lazio (35% circa). "Ciò
che allarma di più - rivela Morino - è soprattutto la gravità dei quadri
clinici associati ai bambini obesi o in sovrappeso, per non parlare dei
problemi fisici come disturbo del sonno e problemi ortopedici, e
psicologici". Ma ad avere un peso enorme sui chili di troppo dei nostri
figli rimane l'alimentazione. "La
prima colazione - sottolinea l'esperto - viene saltata dal 9% dei bambini e
fatta in modo non adeguato dal 31%. Il 67%, invece, fa una merenda troppo
abbondante. Questi comportamenti - conclude - sono i primi che devono essere
modificati".
di Dario Scacciavento
31 Gennaio 2013
I vegetariani si ammalano di meno.
Un ampio studio inglese dimostra che con la dieta vegetariana si possono
ridurre le malattie cardiache del 32%. I vegetariani rimangono più sani e
possono vivere più a lungo.
L'alimentazione
condiziona pesantemente la nostra salute e i vegetariani possono trarne
beneficio. Ce lo dicono i numeri: la dieta vegetariana può ridurre le patologie
cardiache di ben il 32%. Lo conferma uno studio dell'Università di Oxford,
realizzato su circa 45 mila persone, con età variabile dai 50 ai 70 anni,
monitorate per un periodo di ben undici anni. Ebbene i carnivori hanno subito
un ricovero o sono deceduti a causa di complicazioni cardiache in una
percentuale del 6,8%, contro il 4,6% dei vegetariani. I ricercatori credono che
il prodigio sia da imputare al basso contenuto di colesterolo e alla pressione
sanguigna più regolare da parte dei vegetariani. Non è nemmeno da escludere che
alla dieta alimentare vegetariana corrisponda anche uno stile di vita più sano
in tutto e per tutto. Mangiare vegetariano è anche una garanzia per la
prevenzione di tutta una serie di malattie, tra cui l'obesità e tutta una serie
di tumori. La dieta dovrà comunque essere ben bilanciata e calibrata secondo i
propri bisogni individuali di sostanze nutritive. I risultati della succitata
ricerca, capitanata da Francesca Crowe, verranno pubblicati sull'American
Journal of Clinical Nutrition.
di Gabriele Bindi
16
Febbraio 2013
I super-batteri? Negli allevamenti intensivi.
Ormai le evidenze sono così solide da spazzar via ogni
dubbio: c’è una fortissima correlazione tra batteri resistenti agli antibiotici
e abuso di farmaci somministrati agli animali negli allevamenti. La Michigan
State University ha condotto uno studio anche in Cina...
Ormai
le evidenze sono così solide da spazzar via ogni dubbio: c’è una fortissima
correlazione tra batteri resistenti agli antibiotici e abuso di farmaci
somministrati agli animali negli allevamenti. La Michigan State University ha
condotto uno studio anche in Cina…
Gli
allevamenti sono l'incubatrice ideale per i super batteri resistenti agli
antibiotici che rappresentano un serio rischio per la salute umana. La causa?
L’abuso di farmaci somministrati agli animali.
L’ennesima
conferma arriva da uno studio condotto in Cina da parte della Michigan State University.
I ricercatori statunitensi hanno cercato i geni che rendono i batteri
resistenti agli antibiotici negli allevamenti di suini in Cina: le analisi sono
state condotte su suolo, compost e letame. La concentrazione era enormemente
superiore alla norma: da 192 a ben 28 mila volte maggiore. I batteri resistenti
agli antibiotici possono raggiungere i fiumi e contaminare le falde, oppure
possono essere utilizzati in agricoltura, attraverso letame e compost, e dunque
diffusi nell'ambiente, aumentando il rischio di minare l'efficacia delle
terapie antibiotiche utilizzate dall'uomo.
La
Cina è il più grande produttore e consumatore di antibiotici e il problema
finora è stato sottovalutato. Rispetto agli Usa, la Cina consuma quattro volte
più antibiotici ad uso veterinario. Peraltro i geni della antibioticoresistenza
sono altamente mobili, in grado cioè di trasferirsi ad altri batteri, che
potrebbero essere causa di malattie per l'uomo. La situazione è dunque
allarmante.
di Alexis Myriel
31
Gennaio 2013
Vietata pillola anti-acne e anticoncezionale.
Vietata in Francia la vendita della pillola anti-acne
usata anche come anticoncezionale, Diane-35 prodotta dalla casa farmaceutica
Bayer. Sono già morte 4 donne. Lo ha annunciato l'Ansm.
La
vendita della pillola anti-acne Diane 35 sarà vietata in Francia, perchè
accresce i rischi di trombosi e di embolia polmonare. Lo ha annunciato l'Agenzia nazionale di sicurezza del farmaco (ANSM). La sospensione scatterà fra tre mesi e
riguarderà anche i farmaci generici corrispondenti. "L'agenzia ha deciso
di avviare subito una procedura di sospensione", ha detto il direttore
generale dell'ANSM, Dominique Maraninchi. Nell'attesa del divieto totale, tra
tre mesi dunque, alle donne che prendono questa pillola si consiglia di
interrompere bruscamente il trattamento e di consultare il loro medico.
"Poi le prescrizioni saranno vietate e tutte le confezioni di Diane 35 e dei
generici saranno ritirate dalle farmacie", ha aggiunto Maraninchi. In
Francia sono circa 315 mila le donne che prendono questa pillola (dati del
2012), fabbricata dai laboratori tedeschi Bayer e autorizzata in Francia nel
1987. Pillola nata come trattamento anti-acne, ma spesso usata anche come
contraccettivo. Quattro casi mortali negli ultimi 25 anni sono stati accertati
dall'ANSM. La notizia delle morti ha fatto il giro del mondo, ne ha parlato
anche il Guardian, in Francia
un lungo articolo su L'Express è stato
dedicato alla questione. Il quotidiano francese Le Figaro ha
pubblicato anche una videointervista alla responsabile nazionale per la
pianificazione familiare, secondo cui le donne ora sono in preda al panico.
di Alexis Myriel